Una vera
doccia fredda per la nostra ignoranza
occidentale!
Ancora
una volta ci rendiamo conto di quanto i massmedia ignorino
volontariamente
certe situazioni “scomode”!
Non
vogliamo in questa sede
narrare la “favola birmana”, ma qualche annotazione è d’obbligo
per schiarirsi le idee! Dopo un travagliato passato di regni tribali
precedenti
la prima guera mondiale, e l’annessione inglese nell’impero indiano, la
Birmania ottiene l’indipendenza come stato del Myanmar nel 1947, ma a
nulla
valsero gli sforzi di Bogyoke Aung San per istituire uno
stato democratico.
In breve il Myanmar cadde sotto la dittatura del generale Ne Win e del
governo militare dello SLORC (State Law and Order Restoration Council).
Aung San Suu Kyi, in seguito premio Nobel per la pace, figlia del
leggendario
eroe nazionale Bogyoke Aung San, tentò l’opposizione fondando l’unico
partito democratico del paese: l’ NLD (National Legue for Democracy), e
arrivò finalmente alle prime libere elezioni del paese nel 1990.
Nonstante le palesi manipolazioni elettorali dei militari l’NLD vinse
le
elezioni ottenendo 392 dei 485 seggi, ma lo SLORC impedì di fatto
ai membri del parlamento di assumere il potere, e dopo un’incursione
nella
sede dell’NLD arrestò tutti i suoi membri, che furono imprigionati,
mandati in esilio o uccisi; Aung San Suu Kyi fu posta agli
arresti
domiciliari per sei anni. La stampa mondiale riservò uno spazio
incredibilmente limitato alla situazione politica del
Myanmar, e
di fatto il regime totalitario dello SLORC, che nel frattempo cambiò
nome di facciata in SPDC (State Peace and Development Council), guidato
da 4 generali e 19 membri militari del consiglio, tiene tutt’ora il
paese
in una morsa d’acciaio edi isolamento rispetto al resto del mondo, in
totale
violazione dei più elementari diritti umani e libertà di
espressione. Oggi ciò che rimane dell’NLD ha perso ogni forza sotto
la pressione militare e l’SPDC (o meglio SLORC) continua la sua
politica
verso il “socialismo”. Tutte le attività remunerative sono sotto
il controllo statale, solo le più spicce attività commerciali
sono state liberalizzate. Alla popolazione del Myanmar è assolutamente
vietato parlare di politica e del governo, tantomeno con gli stranieri;
qualsiasi assembramento o manifestazione è tassativamente
negato,
e l’accesso agli stranieri è molto limitato e controllato. Per chi
voglia fare del turismo in Myanmar è quasi d’obbligo affidarsi ad
agenzie statali, che con prezzi assolutamente esosi non fanno che
finanziare
il regime miliare. Solo negli ultimi anni è possibile accedere al
paese in modo “indipendente” con un visto FIT (Foreign Indipendent
Traveller),
ma per poche settimane e con un visto di circa 30 US$ procapite e
l’obbligo
di cambiare almeno 100 US$ in FEC (Foreign Exchange Certificate),
spendibili
naturalmente solo negli albergi statali convenzionati e nelle agenzie
viaggio!
Da Mae Sai si può attraversare il confine al paese di Tachileik,
ma da qui l’unica località raggiungibile su una dissestata sterrata
di circa 120 km per un tempo di percorrenza di circa 10 ore è la
città di Kengtung, roccaforte del governo militare nella regione
ribelle del nord-est dello Shan. Ogni altro spostamento è
tassativamente
vietato! Queste condizioni, 130 US$ a testa da versare al governo
militare
per pochi giorni andata e ritorno a Kengtung, e infiniti controlli
militari
strada facendo, ci sono sembrati un compromesso troppo elevato da poter
sopportare! Meglio allora la sola visita quotidiana al paese di
Tachileik
per la modesta cifra di 5 US$, spendendo qualche Baht thailandese al
mercato,
sicuri che finiscano in mano a commercianti indipendenti!
Appena
attraversato il confine
è subito evidente di trovarsi in un “altro mondo”. E si è
solo nel centro commerciale e “ricco” della città di confine.
Allontanandosi
a piedi oltre le classiche mete turistiche sulle incredibilmente
dissestate
strade sterrate (…. siamo nella stagione secca!) che dipartono dal
paese
ci si rende conto della realtà! Ma con il permesso “giornaliero”
non ci si può allontanare oltre 5 km dal confine, su tutte e tre
le strade che si dirigono rispettivamente a ovest nord ed est si
incontrano
subito i check-post della polizia che tassativamente non si possono
superare!
Non rimane che fare dietro-front e scattare qualche foto prima di
riattraversare
il confine “entro le 17”, orario in cui tassativamente chiude la
frontiera,
per tornare nella amichevole Thailandia!
Peccato!
Perché la
gente ci è sembrata tanto cordiale ed affabile quanto quella
thailandese,
e sinceramente una visita più “libera” al Myanmar sono sicuro possa
regalare grandi emozioni. Una nota sulla moneta del Myanmar: vicino al
confine e nelle città più turistiche sono sempre ben accette
le valute pregiate quali US$ e Thai Baht, anzi sono bramosamente
ricercati;
il Kyat del Myanmar è soggetto ad una svalutazione pazzesca! Non
cambiate mai al cambio ufficiale statale, paradossalmente inferiore a
quello
reale! Senza alcun sforzo di contrattazione abbiamo ricevuto circa 20
Kyat
per un solo Baht Thailandese, cioè circa 1000 Kyat per 1 US$. La
cartamoneta del Myanmar varia dal singolo Kyat alla rara banconota da
1000
Kyat, l’equivalente di circa 1€! E questo rende l’idea del costo reale
della vita nel paese!
Rientrati a
MaeSai il nostro
viaggio riprende nelle province Thailandesi di Chang Rai e Chang Mai,
rinomate
soprattutto per gli insoliti trekking nella giungla; per poi dirigerci
di nuovo al sud, nella penisola di Phra Nang, ricca di falesie e mare.
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