Backpacking SRI
LANKA Novembre
2004
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TSUNAMI. Siamo
rientrati in Italia dal nostro viaggio in Sri Lanka da poche settimane
e proprio mentre stiamo correggendo i nostri appunti per preparare
questo
testo apprendiamo la tremenda notizia dello Tsumani abbattutosi sulle
coste
del Sud-est asiatico. Siamo sbigottiti, esterrefatti. Ci sembra
una
cosa impossibile. I luoghi dove abbiamo passato le nostre ultime
giornate
cingalesi sono proprio quelli maggiormente colpiti dall'onda (Sumatra a
parte). Sicuramente l'alberghetto situato a ridosso della spiaggia di
Unawatuna
dove abbiamo pernottato non ci sarà più, spazzato via dalla
furia del mare……. Quante persone conosciute saranno state colpite? E le
famiglie
di pescatori a Tangalla che vivevano in riva al mare? Sembra
impossibile.
Proprio ora che dopo tanti anni di guerra tra cingalesi e tamil, grazie
al turismo, questo paese sembrava risollevarsi! Ma forse ancora
grazie
al turismo, al nostro interesse si potrà dare una mano a questa
povera, brava gente. Abbiamo così deciso di raccontarvi tramite
il nostro sito la nostra bella vacanza cingalese, sperando essere di
stimolo,
farvi venire la voglia di andare in Sri Lanka e dare una mano per
quanto
possibile alla rinascita di questo bel paese.
17
ottobre 2004. Per
la prima volta dopo ben 24 anni partiamo per un viaggio vacanza SENZA
alcuno
sfondo “verticale”. Niente arrampicata e niente sci. Tre settimane a
disposizione
unicamente per viaggiare attraverso un paese a noi sconosciuto. Anche
se
ad essere sinceri, per scaramanzia e con un filo di speranza di trovare
qualche blocco sulle spiagge, scarpette e magnesite sono nello zaino.
Naturalmente,
come in tutti i nostri viaggi e spedizioni, partiamo con il solo
biglietto
aereo A/R. Nessun’altra organizzazione preventiva. Arriviamo
all’aeroporto
internazionale di Colombo, nei pressi del paese di Negombo
alle due e trenta del mattino. L’orario sconsiglia di attendere un bus
per strada così prendiamo un taxi, l’unico di tutto il viaggio,
per spostarci direttamente a Kandy. Colombo ha fama di città caotica
ed altamente inquinata quindi la saltiamo a piè pari.
KANDY. Da
qualche anno non tornavamo nel sud-est asiatico e, come sempre, il
primo
impatto è forte. Ci vuole un attimo per orientarsi ed entrare in
sintonia, riabituarsi a ritmi e standard locali. Kandy c'era stata
descritta
come una tranquilla cittadina ai bordi di un laghetto, ma in pochi anni
è cambiato sicuramente molto, soprattutto il traffico caotico. Mezzi
sgangherati, scarti obsoleti dell’occidente con enormi quantità
di gas di scarico e clacson all’impazzata hanno rovinato questa bella
città.
Ciliegina sulla torta: un’enorme centro commerciale è in costruzione
a due passi dal tempio del Dente Dorato. Non è esattamente quello
che cerchiamo, quindi dopo una visita all’interessante tempio, ai vari
santuari e monasteri circostanti ci muoviamo con bus locali verso nord.
Raccapezzarsi in una
bus station
cingalese è quasi impossibile! Enormi ruderi a quattro ruote arrivano
e partono in continuazione per ogni direzione, sostando nei luoghi più
insoliti. Nessun cartello in inglese, naturalmente e tutti i bigliettai
dallo sportello urlano in continuazione con accento indecifrabile la
località
di destinazione. Per un occidentale è apparentemente il caos totale!
Ma nessun problema, basta nominare la propria destinazione che chiunque
per la strada vi indicherà il mezzo giusto; per scrupolo meglio
chiedere conferma al conducente! Se la tratta da percorrere è molto
frequentata i bus cosiddetti intercity potranno offrire qualche comfort
in più, altrimenti bisogna accontentarsi dei sovraffollati bus locali,
che fanno logicamente frequentissime soste. I prezzi delle corse sono
certamente
irrisori, da Kandy a Dambulla per esempio il corso di un intercity è
di 100 Rs (l’equivalente di circa 80 centesimi d'euro), i locali
costano
addirittura un terzo! Lo stesso spostamento in taxi costerebbe circa
2500
Rs, cioè 25 US$. DAMBULLA. E’
la nostra meta successiva, la prima del triangolo culturale con
Sigirya,
Polonnaruwa e Anuradhapura. Una ripida scalinata conduce alle quattro
grotte
completamente rivestire da dipinti raffiguranti Buddha, re e soldati;
un
luogo veramente fascinoso! Il mattino successivo è la volta di SIGIRYA,
la famosa roccia che fu fortezza, città e tempio contemporaneamente.
Di tutti i luoghi storici dello Sri Lanka questa è a nostro avviso
la più interessante e ricca di fascino. Non
si può fare a meno di viaggiare con la fantasia, immaginare il luogo
ai tempi sfarzosi, circondato dai giardini acquatici, le abitazioni
arroccate
ed il castello sulla cima. Da buon informatico spero che un giorno non
molto lontano la tecnologia possa permetterci di effettuare dei “viaggi
virtuali” nei panni di personaggi di quel tempo, in ambienti e
situazioni
ricostruite fin dei minimi particolari! Alla guest-house dove abbiamo
pernottato
quattro ragazzi ceki sono in partenza con il loro mini bus “de lux”
alla
volta di Polonnaruwa, esattamente dove siamo diretti anche noi. Sono
abbastanza
musoni, annoiati, faticano a salutare, mangiano solamente patatine
fritte,
toast e coca cola (probabilmente infastiditi dal cibo locale) con un
terrore
per qualsiasi tipo d'insetto. Non sono esattamente i compagni di
viaggio
ideali, ma accettiamo per comodità un passaggio. Chissà poi
perché questo genere di turisti decide di venire in questi luoghi.
Sarebbe più appropriato guardare comodamente in TV un bel
documentario.... POLONNARUWA.
La cittadina fu la
capitale
del regno cingalese per tre secoli, circa 1000 anni or sono. Le rovine
storiche sono abbastanza raccolte in un’area ben delimitata e la loro
visita
con una bicicletta è interessante e piacevole. Qualche giorno dopo,
di ritorno dalla costa orientale, visiteremo anche l’altra capitale
storica
del paese: ANURADHAPURA.
In questo caso la
dispersione
del territorio e la peggior conservazione dei resti ci delude un poco.
Lo Sri Lanka è anche
ricco di parchi nazionali, che comprendono un’ampia gamma di habitat,
con
la possibilità visitandoli di avvistare numerose specie animali.
La meteo è clemente con noi ed il pomeriggio che visitiamo il KANDULLA
NATIONAL PARK
non lontano da Polonnaruwa non piove e la luce è ottima. La fortuna
ci assiste ed incrociamo un numeroso branco d'elefanti nei pressi di un
lago. E’ uno spettacolo certamente fantastico, assolutamente da non
perdere,
se possibile. Mentre siamo appostati sulla nostra jeap intenti a
scaricare
qualche rullino di dia con altre jeap con turisti accanto tutti
naturalmente
in rigoroso silenzio per non disturbare e far allontanare i pachidermi,
arriva un ultimo mezzo. Più che il rumore del motore del fuoristrada
si odono gli schiamazzi dei cinque turisti a bordo, i quali una volta
al
nostro fianco si vantano addirittura del loro comportamento con
espressioni
del tipo: “Aho siamo italiani, si capisce eh?...” Non è la prima
volta che ci vergogniamo un po’ dei nostri connazionali e, come
accaduto
altre volte, non ci facciamo riconoscere. La strada che collega
Anuradhapura
a TRINCOMALE
è per lo più una strada sterrata, fangosa e piena di profonde
buche. La zona della costa nord-orientale è stato uno degli ultimi
territori di battaglia fra le truppe regolari cingalesi e le Tigri
del
Tamil (LTTE). Questo spiega la frequenza dei campi militari e dei
posti
di blocco, ma tutto sembra svolgersi nella massima tranquillità;
i turisti poi non vengono neppure fermati. Pare quasi impossibile che
fino
a due anni fa qui era ancora guerra aperta e tantomeno non riusciamo ad
immaginare questa gente così serena e pacifica in veste bellicosa.
TRINCO, così viene
comunemente chiamata dai locali. La cittadina, a parte il forte, ha ben
poco da offrire ai turisti. Poche decine di chilometri più a nord
però si estendono spiagge immacolate a perdita d’occhio. La stagione
turistica volge ormai al termine, da un giorno all’altro ci si aspetta
l’inizio della stagione delle piogge, ma con il sole sembra impossibile
percorrere chilometri e chilometri di spiaggia senza incontrare un
turista,
un bagnante, solo qualche isolata barca di pescatori.
Poco distante dalla
costa
ci sono due piccole isole: Pigeon e Coral Island. La
prima in particolare ci regala un paio di giornate di snorkelling sulla
sua barriera corallina davvero bella. Il barcaiolo c'invita poi a fare
un giro nella vicina laguna, dove visitiamo il villaggio di pescatori
in
cui vive, una piccola minoranza mussulmana. Come sempre i bambini ci
fanno
festa; loro come le donne ringraziano addirittura quando vengono
fotografati.
Per ringraziare in qualche modo questa cordialità mostriamo loro
le immagini sul display della macchina digitale. Che successo! E’
l’euforia
generale! Tutti accorrono a questa piccola festa inaspettata. Prendiamo
un indirizzo, così una volta a casa potremo mandare loro qualche
stampa di queste immagini. Ci vengono in mente i due giovani olandesi
conosciuti
alla guest house, scocciati dai continui saluti dei cingalesi: bambini,
giovani, adulti e anziani. Chiunque ti saluta sempre per strada, con
qualche
parola in inglese e tanti sorrisi ti rivolgono sempre le stesse
domande:
”Where are you from?” , “How long in Sri Lanka?” “Do you like Lank
people?”.
E’ vero qualche volta si è quasi stanchi di rispondere, ma come
negare loro un sorriso e qualche semplice risposta che permetta loro di
spostarsi almeno con la fantasia. Da
Trinco in direzione Anuradhapura non esistono intercity bus, così
viaggiamo su autobus locali che fermano a richiesta. I nostri compagni
di viaggio sono i più svariati: il militare, il vecchio contadino
vestito del solo sarong, la signorina bene imbellettata. Il tragitto è
un po’ tortuoso e scomodo, ma sarà un ricordo piacevole, molto più
dell’asettico spostamento in un furgone privato con aria condizionata e
vetri oscurati. Dobbiamo anche cambiare bus ad un incrocio che ci
dicono
essere una fermata obbligatoria. Speriamo bene! Per fortuna l’attesa
alle
fermate non è mai lunghissima; i cingalesi automuniti sono ancora
molto pochi, quindi tutti si spostano con i mezzi pubblici, che sono,
seppur
scassatissimi, molto frequenti e sempre pericolosissimi. La guida dei
cingalesi
è una delle peggiori da noi testate nei vari viaggi in oriente.
Le strade sono raramente a due corsie vere, in genere è una corsia
abbondante con a lato della pista sabbiosa impantanata, dove bisogna
continuamente
riparare per evitare i mezzi in sorpasso nel senso contrario. Il
diritto
di passaggio sembra averlo chi ha intrapreso il sorpasso e non chi
viaggia
sulla propria corsia ed è quindi un continuo sorpasso. Non è
importante se si è in curva o in pieno dosso, se il mezzo che precede
è anche solo di pochissimo più lento della velocità
massima del vostro mezzo, bisogna assolutamente superare ... e poi dopo
100 metri il bus si ferma per far scendere o salire qualcuno, ed il
gioco
ricomincia! Una raccomandazione: nelle città mai azzardare ad
attraversare
davanti ad un bus che si è fermato! E’ la condizione migliore per
i sorpassi.... I pedoni non godono alcun diritto, non sperate quindi
nelle
strisce pedonali, sono dipinte solo per folclore!
Con Anuradhapura
terminiamo
le visite culturali; belle ma basta. Ora vogliamo solo natura e mare.
Di
nuovo via Kandy arriviamo a NUWARA
ELIYA, la località più rinomata della
zona collinare. Posta su di un altopiano a circa 2000 metri di quota
questa
regione, chiamata dai cingalesi “ little England”, ha un clima meno
torrido
rispetto al resto dell’isola e si presta perfettamente alla
coltivazione
del tè. Pernottiamo in una bellissima guest-house, una delle tante
case coloniali dove ai tempi della dominazione inglese i cittadini
ricchi
di Colombo usavano passare le stagioni più calde. E’ stupefacente
come viaggiando in questo modo “fai da te” si possa conoscere gente
diversa
e vivere altrettanto diverse realtà. Una sera dormiamo in un tugurio
che è impossibile chiamare guest-house, con bagno fatiscente,
zanzariera
bucata, cucina dubbia ... e la sera successiva in un bella casa fine
ottocento
con mobili d’epoca e servizio impeccabile. Qual è la vera realtà
di questo paese? Sicuramente percentualmente è quella della povera
gente, anche se il livello medio della qualità di vita sembra
certamente
superiore rispetto a paesi come India, Pakistan o Nepal, ma come in
tutti
gli altri paesi asiatici da noi visitati ci sembra non esista la classe
media. Moltissimi poveri e pochi molto ricchi. A Nuwara Eliya il
luogo più interessante che visitiamo è il parco degli Horton
Plains, che da Word's End precipitano fino in pianura. In
lontananza
si scorge l’Adam's Peak e le altre montagne più alte dell'isola,
che però non sono altro che piccole alture di circa 300 metri sopra
questo altopiano, normalmente coperte da foreste. Per lo spostamento
alla
bucolica cittadina di ELLAdecidiamo
di provare l'unico mezzo di trasporto che ancora ci manca. Il treno. Di
ritorno da Word's End ci fermiamo alla stazione di Pattipola un
paesino fantasma di poche presunte anime, dedite alla coltivazione di
ortaggi.
La stazione è alquanto pittoresca, con macchinari che sono un vero
tuffo nel passato. Naturalmente siamo solo noi ed il capostazione
tuttofare,
più un mendicante che dorme sotto il bancone della biglietteria.
Probabilmente sarà l'unico tratto che percorreremo in treno ed il
tragitto dicono sia molto spettacolare, tra interminabili colline verdi
coltivate a tè. Sperando di scattare qualche bella foto cerchiamo
di spiegare al capostazione che vorremmo due biglietti di prima classe
per stare vicino al finestrino. Lui continua a ripetere che non ne vale
la pena, che il biglietto di seconda classe costa solo 38 rupie contro
le 500 di quello di prima (quattro Euro), assolutamente troppo! Durante
le due ore di cronico ritardo del treno cerchiamo di convincerlo, ma
senza
esito positivo. Costa troppo decide lui. Finalmente arriva il treno,
dello
stesso standard dei bus. Ci accomodiamo in seconda classe e ci rendiamo
subito conto che tutto sommato aveva ragione il capo. Il vagone di
prima
non è molto diverso da quello di seconda, se non per il numero dei
passeggeri, quello di terza invece è sovraffollato con la gente
appesa a grappoli anche esternamente alle carrozze. Per le foto poi "no
problem", basta mettersi in prossimità di una "non porta" dei vagoni
per avere tutta la visuale necessaria. Il panorama è davvero
splendido; angoli di foresta si alternano alle colline coltivate a tè.
Purtroppo giunti ad Ella comincia a piovere e dalla guest house dove
pernottiamo
situata nel bel mezzo delle piantagioni di tè, non vediamo praticamente
niente. Ora capiamo cosa vuol dire stagione monsonica! Violenti
temporali
possono abbattersi su tutta l'isola e possono durare parecchi giorni.
Infatti
non vediamo praticamente Ella ed il giorno successivo ci spostiamo
sotto
la pioggia battente verso TANGALLA,
sulla costa sud dell'isola. A Tangalla prendiamo un bungalow, o cabanas
come dicono qui, rigorosamente come da cartolina: in mezzo alle palme e
direttamente sulla spiaggia. Finalmente smettiamo di mangiare pollo,
curry,
riso e noddles; d'ora in poi solo sempre pesce, che qui è veramente
a buon mercato. Peccato solo per il reclamizzato "snorkelling”,
che
risulta non essere decisamente all’altezza. Come lungo tutta la costa
est,
anche qui le onde sono molto alte, e le zone di balneazione si limitano
a dove gli scogli lasciano spazio alla sabbia cristallina, che però
intorbida troppo l'acqua. Ci rifacciamo comunque con un altro
spettacolo
naturale, quello offerto la notte dalle enormi tartarughe marine
(possono
raggiungere 140 kg di peso) che vengono a deporre le uova sulla vicina
spiaggia di Kewalla. Ci accompagna un addetto
dell'organizzazione
che si preoccupa della tutela di questi esemplari, alcuni dei quali a
rischio
di estinzione. Lascia che la tartaruga si scavi una buca nella sabbia
atta
ad accogliere le uova, poi mentre le depone possiamo avvicinarci ed
osservare
il magnifico spettacolo. L'addetto sfila le uova dalla buca senza che
l'animale
se ne accorga per portarle in un luogo più sicuro e da loro protetto,
che garantirà la sopravvivenza della specie.
MIRISSA,
terzultima tappa del nostro viaggio è un assonnato villaggio proprio
ai margini della spiaggia in una bella ansa. Anche qui lo
snorkelling
non è il massimo; chi non è surfista è meglio che
si diverta a giocare con le onde, oppure si rilassi leggendo un bel
libro!
Siamo quasi alla fine della vacanza ed è quindi meglio approfittare
rilassandoci e godendo il sole in vista dell'inverno e del lavoro. Ad UNAWATUNA
troviamo finalmente una zona che si presta allo snorkelling, anche se
meno
interessante rispetto alle barriere coralline di Nilaveli, così
spendiamo gli ultimi giorni. La visita alla vicina città di Galle
delude un poco le nostre aspettative: a parte le mura del forte, con le
sue chiese e case coloniali, è la solita caotica, un po’ sporca
metropoli orientale. L'ultimo giorno ci spostiamo a Colombo e quindi
Negombo,
vicino all'aeroporto, con un terrificante bus locale (l’autista riesce
persino a prendere una multa con il laser, forse l’unico
dell’isola....).
E’ tempo di tornare alla nostra "routine", per l'ultima notte scegliamo
una splendida villa di proprietà di una coppia olandese-cingalese.
Sorge ancora una volta spontanea la domanda: perché un'europea sceglie
di vivere in questo paese? Bellissimi, fascinosi, ma ad ogni viaggio
ripensiamo
al nostro piccolo paese di Ballabio, affacciato sul lago di Como, ai
piedi
delle Prealpi, a due ore dal mare e dalle Alpi, con una varietà
di panorami, clima e cibi che sicuramente molti potrebbero invidiarci.
Tanto ci piace viaggiare, conoscere luoghi, persone, culture diverse,
aprire
gli orizzonti, ma poi torniamo volentieri a "baita" consapevoli di
essere
veramente fortunati. Paolo Vitali & Sonja Brambati