Alain Ghersen è andato da Parigi alla vetta del Monte Bianco in
49 ore, passando per un blocco di 7b a Fontainebleau ed un 8a+ a
Saussois;
perché insistono nel dire che siamo nell'era della
specializzazione? Vi proponiamo un altro esempio di come, con la passione della
montagna
e dell'arrampicata, si possano conciliare muri e prese sintetiche a
falesie,
Alpi ed Himalaya.
Settembre
'94 - Ballabio (Lecco) - Con la mano sinistra strozza il buchetto, la destra più
in alto che puoi in Dulfer. Bene, ora sposta il piede destro sul
liscione
ed abbassati con il sinistro. No! Non mollare ora! Tira!........Bravo:
la chiave è fatta. Adesso non deconcentrarti che arrivi in catena,
è solo questione di resistenza. -
Finalmente mi è venuto. Quando sono veramente in "giornata"
mi accorgo che mentre arrampico mi parlo mentalmente, ed i movimenti si
susseguono fluidi, come fossero impostati esattamente da qualcuno che
già
li conosce. Ora a casa dovrei integrare con un po' di muro........ma
no,
non ne ho proprio voglia. Comincio ad essere stanco. Come faranno i
campioni
dell'arrampicata sportiva ad allenarsi con tanta costanza? Semplificano
molto quelli che denigrano l'arrampicata sportiva e le vie moderne in
montagna,
dicendo che è solo questione di muscoli, allenamenti e diete, ed
amano dipingere se stessi come trasgressivi con il fiasco di vino e la
sigaretta in bocca. Trazionare è faticoso per tutti! E' difficile
ammettere semplicemente di non averne più la voglia, o di non averla
mai avuta perché una volta non serviva tanto allenamento, essendo
i limiti dell'arrampicata molto più bassi, ed accettare a cuor sereno
le nuove evoluzioni. Più facile invece snobbare le nuove regole
e rifugiarsi nei "te se regordet", (amarcord) ricadendo negli stessi
errori
che criticavano ai loro predecessori. L'ultima novità in fatto di
alibi è quella della "certezza". Non esistono incertezze in queste
vie nuove, da spit a spit.........dicono! E' tutto preconfezionato su
misura....dicono! Io
cerco di allenarmi, anche se non seguo diete essendo molto goloso; ma
quando
sono su una via al mio limite, di certezze non ne ho proprio. Direi
piuttosto
che la mancanza di incognite deriva dallo stile di vita a cui siamo
abituati.
Il climber si alza la mattina con la certezza che quel giorno si
allenerà,
magari alla sera se lavora, sa che lo aspetta il suo yogurt, insalata e
ricotta e non ha dubbi che dormirà nel suo comodo e caldo letto,
molto probabilmente con qualche muscolo dolorante...
Ma se sostituiamo l'allenamento con la birra o il calice di rosso in
compagnia degli amici, e la la dieta con una cenetta succulenta,
otteniamo
esattamente la vita di certezze del vecchio nostalgico di cui sopra, il
quale é altrettanto sicuro che su certe difficoltà non potrà
mai arrampicare. Ogni tanto bisogna provare a voltar pagina verso il
nuovo.
No, questa sera niente allenamento al muro. Questa sera fantastichiamo
sulla cartina del Nepal.
La stagione arrampicatoria volge ormai al termine; ho voglia di un
bel Viaggio, di quelli con la V maiuscola. Qualcuno li chiama trekking,
a me piace chiamarlo giro in giro. Un giro in giro senza certezze, dove
ogni giorno non sai cosa mangerai, dove dormirai e cosa
incontrerai.
Ottobre
'94 - Kathmandu ( Nepal )
All' Immigration Office ci guardano storto: non è possibile
fare questo giro senza agenzie, senza guida, cuoco e portatori.
Poi alla fine la spuntiamo; un tipo di un'agenzia ci fa da tramite
ed ecco spuntare il Trekking Permit ed il permesso per una montagna di
6000 metri necessario per attraversare il primo passo del nostro
ipotetico
tragitto: il Trashi Labtsa, che a 5755 metri mette in comunicazione la
sconosciuta Rolwaling Valley con la più rinomata Khumbu Valley.
Niente guida, cuoco e portatori! Poi a dire il vero, ingaggiamo sul
luogo
tre portatori per le quattro persone che compongono il nostro gruppo
(con
me e Sonja ci sono Umberto e Lorenza, novelli sposi in luna di miele).
La valle, aperta recentemente ai turisti, non è frequentata da occidentali;
in dodici giorni di permanenza incontriamo solamente una ragazza
inglese
respinta dal Trashi Labtsa. Dobbiamo assolutamente essere
autosufficienti
per tutto, cibo compreso. Charikot, Suri, Simigaon. I primi giorni del
nostro giro in giro si snodano nel fondovalle della Rolwaling Himal, a
bassa quota; qui il Nepal è una foresta incredibile: umidità
esagerata e sanguisughe che ti si attaccano ovunque. Chissà quanti
amici e colleghi, affascinati dalle immagini, vorrebbero ripercorrere
il
viaggio; ma saranno poi disposti a dovere lottare contro "jukhe" ed
altri
spiacevoli inconvenienti? Ansiosi
di abbandonare il caldo e l'umidità del fondovalle, percorriamo
a spron battuto le prime tappe, con i nostri bravissimi portatori:
camminano
quasi 10 ore al giorno, a piedi nudi con 25 chili sulle spalle, anzi
sulla
testa! Ancora influenzati dal nostro stile di vita occidentale,
vorremmo
bruciare le tappe, finché i portatori ed alcuni di noi, scoppiano
letteralmente dalla fatica; siamo così finalmente obbligati ad una
sosta. Realizziamo intanto che il giro completo progettato non è
percorribile con il tempo che abbiamo a disposizione; dovremo perciò
accontentarci di attraversare il Trashi Labtsa e percorrere
la valle del Khumbu , rimandando il passo dei Tre Colli e la valle
dell'Arun
ad un' altra occasione. Finalmente entriamo in sintonia con i ritmi e
le
usanze locali, e non manchiamo di visitare villaggi ed abitazioni sul
nostro
percorso. Gli ultimi insediamenti stabili si trovano a 4200 metri di
quota,
dove l'attività principale, se non unica, oltre alla cura degli
yak, è la coltivazione delle patate; tutto il resto è trasportato
a spalle dal fondovalle. Le giornate d'ora in poi saranno scandite da
ritmi
lenti e regolari: sveglia con il levar del sole tra le cinque e le sei,
colazione, preparazione degli zaini e sacchi per i portatori, quindi
tre
o quattro ore di cammino prima della sosta, durante la quale i
portatori
si cucinano tsampa e thè, poi ancora alcune ore di percorso ed è
il momento di piazzare il campo, appena in tempo per cucinare
l'immancabile
riso e verdura prima del calar del sole. Ultime
foto al tramonto ed alle diciotto siamo regolarmente in tenda per un
grappino,
unico vizietto portato dall'Italia, una partita a carte, dopodiché
dieci, undici ore filate di sacco a pelo. All' ultimo villaggio della
valle,
Na, dobbiamo cambiare i portatori; quelli che abbiamo sono a piedi nudi
ed in calzoncini corti, senza alcun equipaggiamento per poter
affrontare
il passo, e ci congediamo da loro con dispiacere. Purtroppo i sostituti
assunti a Na saranno l'unica grande delusione di questo viaggio.
Subdoli
ed insolenti, approfittano del fatto che siamo costretti ad appoggiarci
a loro per pretendere una paga esorbitante; in più accorciano le
tappe per guadagnare più giornate di paga. Altro che "Wonderful
Nepali People"! Rupie, rupie, sempre e solo rupie..... tutto il mondo è
paese. Come se non bastasse, giunti finalmente al passo, i nostri amici
decidono di abbandonarci ed anziché concludere l'ultima tappa, la
più lunga, fanno dietro-front e se ne tornano a Na, lasciandoci
soli con i nostri zaini ciclopici. Raggiungere
Thame, primo grosso villaggio della Solu Khumbu sarà un'impresa
notevole, che la nostra schiena ricorderà per parecchio tempo.
Dimenticavo;
la notte prima di giungere al passo corriamo uno dei più grossi
pericoli della nostra vita (alla faccia del trekking tranquillo): in
piena
notte la parte sud del Bigphera-Go Shar (6729 m.) scarica a valle una
valanga
di proporzioni immani. All'indomani venti chilometri di morena sono
ricoperti
di neve; noi ci salviamo solo perché il campo è posto su
uno sperone roccioso rialzato di 300 metri, lo spostamento d'aria
rischia
comunque di spazzarci via dalla cengia e distrugge una delle due tende.
L'altra ha i paletti piegati ma regge, e fornirà riparo all'intero
gruppetto per le notti successive. Ai
lati del Trashi Labtsa si elevano due montagne, il complesso Tengi Ragi
Tan (6963 m.) ed il più semplice Pancherma Peak (6272 m.).
Non si capisce per quale strana regola per attraversare il Trashi
Labtsa
è obbligatorio il permesso per almeno un 6000 della zona, costo
300 US$; per logica sarebbe proprio il Pancherma Peak, ma esso risulta
spesso già "occupato" da altri gruppi. Siamo al passo, nessuno
all'orizzonte,
il preventivato affollamento per la cima del Pancherma è solo una
fantasia ; una veloce puntata su pendii non più di 50 - 60 gradi
e dalla cima si apre una notevole panoramica su Everest e Lhotse.
Ora il nostro giro in giro è tutto in discesa. La valle del
Khumbu è tutta un'altra cosa, l'America rispetto alla Rowaling.
In ogni villaggio trovi dei buoni lodge dove dormire e mangiare, così
possiamo girare liberi, senza portatori, con il solo peso di sacco a
pelo
e macchina fotografica. Da un lato è una pacchia, un vero sollazzo
girare comodamente scarichi in questi ambienti stupendi; tuttavia
infastidisce
un po' la miriade di trekker che si incontrano continuamente sui
sentieri,
molti dei quali privi di zaino, ma seguiti da portatori e yak, per non
rinunciare ad ogni genere di superfluo comfort. Ad
ogni modo la Solu Khumbu merita la fama che si è guadagnata, l'ambiente
è stupendo e la vista delle montagne più alte del globo incomparabile.
La prima a comparire allo sguardo è la bellissima Ama Dablang, seguita
da Lhotse, Everest, Nuptse, Pumori, Baruntse e perfino Makalu....;ne
vale
veramente la pena. Per
il nostro giro in giro ci dispiace solo non aver avuto il tempo di
completare
l'attraversamento nella Khumbakarma Himal, ma rimane l'idea per una
prossima
occasione, senza contare che dal passo dei Tre Colli si innalza il bel
pendio del Baruntze (7220 m.) .... si sa mai, non dovesse esserci
nessuno
nei paraggi.
Ora, dopo un mese di girovagare, cominciamo a sentire la nostalgia
di qualche "certezza", segno che è quasi ora di tornare: una nuova
stagione scialpinistica prima e d'arrampicata poi ci aspettano, fin
quando
non saremo ancora stanchi della "routine", ed allora: di nuovo giro in
giro ! Paolo Vitali & Sonja Brambati
Per il vostro giro in giro.
Il nostro consiglio è di inventarvene uno ex-novo, cartine in
mano e fantasia. Se invece volete rivivere le immagini di questo
articolo
eccovi alcuni dati.
Premettiamo
che per organizzare un trekking del genere non è indispensabile
l'appoggio di una agenzia, in particolar modo se si intende visitare la
sola valle del Khumbu. La parte bassa del trekking al campo base
dell'Everest,
da Jiri a Lukla, è abbastanza noioso, con continui sali e scendi
su colline senza panorami di rilievo, ed è facilmente evitabile
con un breve volo in aereo o elicottero da Kathmandu a Lukla. Da qui si
prosegue per Namche Bazar, quindi Tengpoche, Pangpoche, Dingpoche e
Lobuche.
Da Lobuche è preferibile salire ai panoramici 5545 metri del Kala
Patar, dove si potranno ammirare Everest Nuptse e Pumori, piuttosto che
raggiungere il campo base dell'Everest. Non serve attrezzatura
particolare,
basteranno le scarpe da ginnastica o da trekking con calze pesanti, un
pile ed una giacca in gorotex, guanti e berretto. Aggiungete nello
zaino
solo il sacco a pelo (nei lodge vi è in genere solo la branda),
ed una maglia di ricambio; il risultato è uno zaino di pochi chili
che potrete scorrazzarvi senza portatori. Per il cibo non vi sono
problemi,
ogni lodge ha un ricco menu, anche se i piatti sono praticamente sempre
gli stessi, oltre a varie leccornie occidentali: barre di cioccolato,
birra,
coca-cola etc... La valle del Khumbu offre anche altre possibilità
di trekking, come Gokyo e Chukkung, collegabili anche in circolo:
sbizzarritevi
con la carta in mano!
Un
Giro in Giro come Rolwaling-Trashi Labtsa-Khumbu, richiede invece un
impegno
decisamente superiore, ed un attimo in più di organizzazione poiché
bisogna essere autosufficienti. Dovrete comperare tutti i viveri che vi
servono nei negozi di Kathmandu; nella Rolwaling troverete solo patate.
Un'agenzia di Kathmandu chiede per organizzare un trekking del genere
dai
trenta ai quarantacinque dollari americani al giorno per persona. La
nostra
soluzione è decisamente più economica: un portatore ingaggiato
a Charikot, paese di partenza, costa 150/200 Rupie al giorno (una Rupia
vale circa 30 lire); i viveri costano decisamente meno che in Italia,
tenda
ed attrezzatura ve le porterete naturalmente da casa, e sarete voi
stessi
a cucinarvi cena e colazione ai campi. Da Charikot, venticinque km
prima
di Jiri, al passo Trashi Labtsa bisogna preventivare 10/12 giorni,
tenendo
presente che le prime tappe potranno essere più' lunghe perché
a bassa quota, mentre nella parte alta saranno decisamente più brevi,
condizionate anche dalla presenza di acqua potabile per i campi.
Preventivate anche uno o due giorni di sosta per acclimatamento intorno
ai 4000 m.
I nostri campi li abbiamo posti nelle seguenti località: Suri
(1024 m), Simigaon (2019 m), Dongha (2800 m), Bedin (3693 m), Na (4200
m), lago di Tsho Rolpa (4700 m), morena di Trakarding (4850 m), inizio
del ghiacciaio Drolambao (5150 m) e Trashi Labtsa (5755 m), quindi
Thame
nella Solu Khumbu. Il
tragitto da Na fino al passo è abbastanza complesso, poiché
in continua evoluzione. Ogni anno, nella stagione dei monsoni, il lago
Tsho Rolpa si estende per via di continui smottamenti ai suoi lati, ed
è così che il sentiero sul lato destro idrografico del lago
segnato sulle carte non esiste più, così come non esiste
più' la traccia che risale la costa di Hacha Dubgog. Ora si passa
sul lato sinistro idrografico del lago risalendo una cimetta morenica e
ridiscendendo quindi fin sulla morena principale passando per le baite
abbandonate di Kyidna Kongma. Si attraversa il black glacier di
Trakarding
in diagonale verso la costa di Hacha Dubgog per poi puntare decisi
verso
la parete del Bigphera Go Shar; meglio non attardarsi troppo in questo
tratto poiché tale parete scarica parecchi seracchi e valanghe a
valle, a volte anche di notevole dimensioni. Si
risale quindi un promontorio in direzione dei seracchi frontali del
ghiacciaio
Drolambao (posto per campo), si attraversa alla base dei seracchi;
anche
qui è meglio non attardarsi e passare preferibilmente la mattina
presto, per rimontare finalmente sul ghiacciaio seguendo alcune rigole
di scolo dell'acqua; a questo punto si è fuori dai pericoli oggettivi.
Questo tratto non è da sottovalutare poiché ha già
fatto vittime, e continua a mutare per il grosso movimento dei
ghiacciai.
Il ghiacciaio Drolambao è di per sé un semplice plateau,
percorribile senza ramponi, che servono invece per risalire il ramo più
crepacciato che porta al Trashi Labtsa. Dal passo 500 metri di ghiaccio
e neve con pendenze non superiori ai 50/60 gradi portano alla bella
cima
del Pancherma Peak (6272 m). Dieci minuti dopo il passo, seguendo la
costa
rocciosa a sinistra, si arriva alle piazzuole per il campo. Si è
ora nel versante del Khumbu. Si scende costeggiando a sinistra il
ghiacciaio,
in caso di zaini molto pesanti possono essere utili un paio di calate
in
doppia, dopodiché il percorso è ovvio e senza problemi, per
morena prima, un piccolo ghiacciaio e di nuovo morene poi, fino alla
piana
a sinistra dei laghi ben visibili; numerosi ometti sul percorso. Da
ultimo
si raggiungono le baite di Tengpho e quindi il villaggio di Thame, dove
si incontrano i primi accoglienti lodge.
Nel caso scegliate la formula del fai da te, dovrete cambiare i
portatori
a Bedin o Na, per via dell'equipaggiamento.
Attenzione:
la Rolwaling è stata chiusa ai turisti fino al 1990 per problemi
fra i locali ed i trekker.
Dobbiamo consigliare una certa diffidenza verso la gente della
Rolwaling,
soprattutto se avete bisogno di loro come portatori, sono famosi
infatti
per attuare una sorta di mafia pretendendo pagamenti esosi, in
particolare
hanno il brutto vizio di abbandonare le comitive a metà percorso.
Inoltre impediscono a portatori di altre valli di transitare al seguito
di spedizioni. A noi sono costati 500 rupie al giorno, per tappe
abbastanza
brevi. Non pagate mai in anticipo! La cosa migliore è pagare l'intera
cifra alla fine dell'ultima tappa; la formula di pagare giorno per
giorno
è buona perché li alletta di più a completare la giornata,
ma vi possono comunque abbandonare in qualsiasi momento. Purtroppo è
spiacevole da raccontare, ma abbiamo scoperto il carattere della gente
di Bedin e Na ad attraversamento completato, sperimentandolo sulla
nostra
pelle. A Thame potrete finalmente congedare i portatori, che faranno
ritorno
nella Rolwaling; gli yak porteranno più diligentemente la vostra
attrezzatura fino a Namche Bazar (uno yak costa 400 rupie al giorno ed
ha decisamente minor inclinazione a sfruttarvi...), dove potrete
lasciarla
in deposito presso un lodge per girare più leggeri nella Solu Khumbu.
Se invece avrete tempo per proseguire nella valle del Makalu, a Namche
potrete rifornirvi di nuovi viveri ed assoldare i nuovi
portatori.
Attenzione: il passo dei Tre Colli,
segnato
sulla cartina del Khumbu, non è assolutamente banale, anzi, questo
versante presenta un lungo pendio apparentemente di 60/70 gradi, quindi
vi serviranno sherpa adeguati.
Un alternativa può essere quella dello Sherpani Col, cioè:
da Pangboche andare a Mingbo, quindi al Mingbo La (5817 m.), ai laghi
di
Panch Pokri, di qui al West Col (6135 m.) e Sherpani Col (6110 m.), per
scendere poi al campo base del Makalu . Dal base del Makalu in 8/9
giorni
si raggiunge Turmlingtar, dove ci sono voli regolari per
Kathmandu.
Una
parentesi sul discorso dei permessi
Personalmente ci siamo sempre schierati contro il ricatto dei permessi,
ritenendoli assurdamente costosi e vincolanti per gli alpinisti. Siamo
d'accordo che, vista la mole di spedizioni in partenza ogni anno, sia
necessaria
una regola d'accesso alle montagne, per lo meno alle più gettonate;
ma così com'è gestita attualmente rappresenta solo una grossa
fonte di guadagno per il governo e le agenzie, ed un ostacolo per gli
alpinisti;
e non agevola neppure le popolazioni locali, che potrebbero avere un
ritorno
economico maggiore dai piccoli gruppi autonomi. Per poter tentare le
più
alte montagne un alpinista deve essere, più che forte, ricco, o
ben introdotto, ed inoltre, in questo modo si favoriscono le più
inquinanti spedizioni commerciali a discapito dei piccoli gruppi
autonomi.
Un piccolo aumento del visto di ingresso ai paesi per tutti gli
stranieri
basterebbe per bilanciare la diminuzione del costo dei permessi, e con
un poco di fantasia non credo sia difficile regolamentare diversamente
l'accesso alle montagne più richieste. Ma purtroppo anche i permessi
seguono le leggi di mercato, la gente continua a richiederli anche se
aumentano,
ed i governi dei paesi interessati sono senz'altro più sensibili
a discorsi economici piuttosto che ambientali od alpinistici.
Buon giro in giro!
Cartografia
Le librerie di Kathmandu sono ben rifornite di carte topografiche,
anche quelle tedesche 1:50.000.
Per una visione d'insieme: - Nellas Map - NEPAL 1 : 500.000 Nellas
Verlag
Nel
riquadro a destra
una mappa disegnata a mano da Pietro Corti su indicazioni di Paolo
Vitali
con il tragitto del Giro in Giro. Cliccatela per ingrandirla.
Le carte più dettagliate:
- ROLWALING - HIMAL 1 : 50.000 (GAURISANKAR) N.4
- KHUMBU HIMAL 1 : 50.000 N.2
- Nepal - kartenwerk der Arbeitsbemeinschaft fuer vergleichende
Hochgebirgsforschung
- NATIONAL GEOGRAPHIC MAGAZINE - MOUNT EVEREST 1 : 50.000
- MANDALA PRODUCTIONS 1 : 192.500 - DHANKUTA TO KANCHENJUNGA
- MOUNT EVEREST MAKALU & ARUN VALLEY