Paolo Vitali & Sonja Brambati
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Turkey - Van region
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29 Marzo-10 Aprile ‘15: Monte Ararat (Ağrı Dağı) e regione del Lago Van.
Artos Dağı (3550 m) tentativo – Nemrut Dağı (2813 m) - Süphan Dağı (4058m) - Ağrı Dağı (M.Ararat 5137 m) tentativo - M.Baset (3730 m) - M.Dagyöre (3130 m) - M.Tazarine (3045 m)
 


 
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Panoramica dalla cima del M.Tazarine

Nell'Aprile ‘12 la nostra annuale trasferta scialp ci aveva portato sulle montagne Armene. Dalle pendici del M. Aragats (4090 m) e dalla capitale Yerevan ammirammo la mole dell'Ararat, la montagna dove la leggenda vuole si sia arenata l'Arca di Noè. Non mi era mai balenata l'idea di salire l'Ararat, ma trovandolo di fronte immaginai la splendida sciata che ci avrebbe regalato! Nonostante l'Ararat sia così vicino a Yerevan, tutta la montagna risiede in territorio Turco, anomalia cartografica (che vede solitamente passare i confini sulle creste) mantenuta con la forza di un grosso dispiegamento militare turco.
Ed eccoci così al 2015, con il nostro terzo viaggio scialp in Turchia, un paese che ci piace frequentare perché oltre ad offrirci splendide sciate ci da l'opportunità di vivere qualche giornata in un contesto geografico- sociale completamente diverso da quello in cui viviamo.  Nella regione di Van quest'anno abbiamo inoltre trovato una cultura musulmana molto più radicata e forte che nel resto del paese, cosa che forse ingenuamente non ci aspettavamo. Ingenuamente perché la regione è al confine con paesi come Iran, Iraq e Siria, e il loro influsso non può non farsi sentire.
Quest'anno il gruppo è rimpolpato da due fresche "new entry", il giovanissimo Mirco e il giovane (ma un po' meno...) Andrea; per loro è tutto nuovo e il loro entusiasmo è un ulteriore toccasana alla nostra bella compagnia di amici!
Arriviamo a Van con pessime previsioni meteo, ma non ci facciamo scoraggiare, siamo sempre stati fortunati nei nostri viaggi, e contiamo di dare una mano alla fortuna con un po' di determinazione.
All'Artos Dağı (3550 m) una bufera ci respinge non lontani dalla cima, e il Nemrut (2813 m) lo facciamo completamente nella nebbia, ma poi la meteo ci premia al Süphan Dağı (4058 m), dove partiti col brutto arriviamo in cima con una schiarita ed una splendida vista. La neve è sempre un ottimo firn.
Il maltempo insiste all'Ararat (5137 m), dove saliamo col brutto a fare un campo in tenda a quota 3420 m, da qui contiamo di puntare direttamente alla cima in giornata, ma il giorno dopo è ancora brutto e la meteo per quello successivo persino peggiore, così decidiamo di scendere; poco male: potrebbe rappresentare il movente per un nuovo viaggio!....
Lasciamo sfogare la meteo nella giornata di trasferimento da Doğubayazıt di nuovo a Van, facendo un po' di turismo al palazzo di Ishak Pasha prima e all'isola di Akdamar poi.
Le ultime due giornate ci regalano finalmente cielo blu con magnifici contrasti di colore, e ancora un ottimo firn tardo primaverile alle cime del M. Baset (3730 m), del M. Dagyöre (3130 m) e del M. Tazarine (3045 m), con l'aggiunta di fantastiche esperienze nei villaggi alla loro base! Pur essendo a pochi chilometri dalla strada principale, qui la gente continua a vivere di pastorizia in modeste costruzioni di legno e terra; la loro accoglienza ed ospitalità ogni volta ci sorprende e ci regala una boccata di freschezza in questo mondo di conflitti e società corrotte!
Ora ci abbiamo veramente preso gusto, vorremmo continuare a sciare su questa splendida "moquette"... in mezzo a questa gente, ma purtroppo è già ora di tornare, non è giusto, finisce sempre troppo alla svelta! 
PV

Diario di bordo

Domenica 29 Marzo 2015
Partenza da Milano il mattino presto, lungo scalo a Istanbul ed arrivo a Van nel pomeriggio; non rimane che il tempo per una doccia e il primo di una lunga serie di succulenti kebab.

Clicca per ingrandire30 Marzo - Artos Dağı (3550 m)
La meteo non promette nulla di buono, ma come sempre in questi viaggi si parte comunque, i giorni sono contati e non si vuole lasciare nulla di intentato. Il minibus ci lascia su una stradina sterrata, l'ultimo tratto non può salire per non rimanere insabbiato. Spalliamo solo un centinaio di metri, poi ci infiliamo in uno stretto canale dove siamo al riparo dal vento. Violenti rovesci nevosi con forte vento si alternano a più brevi tregue. Sul plateau dopo il canale riusciamo a proseguire fino oltre una cresta spartiacque, non manca molto alla cima, ma ormai la visibilità è ridotta a pochi metri, e il vento rende tutto molto difficile. Proseguiamo molto lentamente per un'altra mezz'ora, con la speranza che la prossima tregua della tormenta sia vicina e ci lasci calcare la cima, ma niente da fare, quindi dietro front. Nel prepararsi per la discesa il vento strappa le pelli al doc. Il primo tratto di discesa lo facciamo in fila indiana seguendo la traccia del GPS, non possiamo mancare l'imbocco del canale! Peccato perché la neve è ben trasformata, sarebbe stata una bella sciata. Ce la godiamo solo una volta entrati nel canale, poi gli ultimi cento metri molla di colpo e sono le comiche!
Sulla strada di ritorno ci rimane il tempo per una visita al Van Kalesi, castello che domani la città su una collina poco a ovest.

Clicca per ingrandire31 Marzo - Nemrut Dağı (2813 m)
In programma avevamo il M. Baset, ma con le previsioni meteo avverse è meglio tenerlo per giorni migliori e scegliere qualcosa di più basso, magari già sulla strada per l'Ararat. La scelta ricade sul Nemrut Dağı (2813 m), un facile vulcano che in buone condizioni permette una splendida vista sul suo enorme cratere riempito dall'omonimo lago. Purtroppo le nuvole non si dissolvono, godiamo la pur breve sciata ma non la vista. Proseguendo poi per Adilcevaz sulla strada ci fermiamo all'antico cimitero Persiano di Selçuklu Mezarligi, e per uno spuntino in una delle numerose e super-spartane "sale da tè". Nonostante l'handicap della lingua riusciamo a passare momenti simpatici con gli avventori! Queste piccole grandi cose rendono un viaggio un'esperienza indimenticabile rispetto alla pura semplice sciata!

Clicca per ingrandire1 Aprile - Süphan Dağı (4058 m)
Mattinata ancora nuvolosa, lasciamo Adilcevaz quasi rassegnati ad un'altra giornata nella tormenta ... raggiungiamo il minuscolo villaggio sul lato orientale del Süphan Daği e senza premura pelliamo e ci incamminiamo. Saliamo lentamente, come per dar tempo alla meteo di migliorare, e questa pare ascoltare le nostre preghiere! Man mano che ci alziamo il vento cala e le nuvole si diradano un poco; proprio quando calchiamo la cima una schiarita ci concede una vista meravigliosa a 360°; bellissimo! Galvanizzati dalla fortuna e dalla bellezza del luogo cominciamo a sciare, quasi inebriati, la qualità della neve contribuisce al momento magico con una splendida "moquette"!
Ma la magica giornata non è ancora terminata: dopo l'"happy hour" di rito a fine gita, il trasferimento a Doğubayazıt ci propone le ultime luci del tramonto su uno spettacolare altopiano vulcanico a 2500 m di quota, tanto affascinante quanto incredibile pensare di poterci vivere! Su lunga parte della strada poco alla nostra destra, passa invece la cresta di confine con l'Iran, estremamente militarizzata! Per fortuna i rapporti tra Turchia e Iran sembrano essere buoni ...
 
 
Clicca per ingrandire2 Aprile - Campo 3430 m all' Ağrı Dağı
Qualche provvista e la formalità del visto militare, poi con un pulmino 4x4 ci portiamo alle pendici dell'Ararat, che però si non si lascia vedere, presentandosi completamente immerso nelle nuvole. Ci aspettano i cavallanti, che caricano cibo e tende sui loro animali e si incamminano, e noi con passo tranquillo li anticipiamo. Arriviamo alla posizione originale del campo, ma questo si trova a circa 2900 m di quota, troppo basso per poter tentare in giornata la salita alla cima! Riusciamo a convincere i cavallanti ad alzare il campo, e proseguiamo fino a quota 3440 m. Vediamo i cavalli faticare molto nella neve in cui sprofondano, ma i cavallanti molto abili e grandi conoscitori di questo percorso riescono a trovare una dorsale piu' spazzata dal vento dove riescono a salire. Veramente bravi.

Clicca per ingrandire3 Aprile - Campo 3430 m all' Ağrı Dağı - Dogubayazit
La notte trascorre lenta con forti raffiche di vento e precipitazioni continue, le tendine che abbiamo non sono proprio l'ultima tecnologia e non aiutano! Nulla di diverso al mattino, e dopo aver consultato l'ultimissimo bollettino, che prevede ulteriore peggioramento per domani, rinunciamo senza grossi problemi alla cima per ridiscendere e tornare a Doğubayazıt. Peccato solo perché la discesa è ottima, su neve ben trasformata, le condizioni sarebbero state ideali per una puntata alla vetta! 

Clicca per ingrandire4 Aprile - Dogubayazit- Isola di Akdamar - Van
Prima giornata di completo riposo: visitiamo il Palazzo di Ishak Pasha, che sovrasta la città di Doğubayazıt, e poi ripercorriamo la strada di ritorno a Van, con una sosta all' isola di Akdamar. Prendiamo il battello sotto un forte temporale, ma quando arriviamo all'isola splende un bel sole, che diffonde colori intensi con le piante di mandorlo in fiore che contornano il bel convento Ortodosso, uno dei pochi resti della cultura armena della regione.

Clicca per ingrandire5 Aprile - M.Baset (3730 m)
Finalmente splende il sole! Il vento è ancora forte, non sarebbe ancora stata buona per la cima dell'Ararat, ma stando più in basso si ragiona.  Sulla strada per il M. Baset rischiamo di rimanere a piedi per un guasto al furgone, che miracolosamente arriva al punto di partenza. La gita è splendida ed altrettanto il firn! Davanti a noi il Süphan continua a fare bella mostra di sé, ed in lontananza cominciano ad uscire dalle nuvole i pendii dell'Ararat.

Informazioni generali
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Il gruppo: Paolo Vitali & Sonja Brambati, Fedorino Salvadori, Franco ScottiRuggero VaiaBruno Piazzi, Ezio Varesco, Andrea De Finis, Mirco Gusmeroli.

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Regione: estremo sud-est della Turchia, molto vicini ai confini con Iran e Armenia, ma anche Iraq e Siria non sono troppo lontani. Tutto intorno al lago Van ci sono molte montagne ideali per lo scialpinismo, alcune però non sono accessibili perché sul confine militarizzato con l'Iran. 

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Periodo consigliato: Inizio aprile sembra essere un buon periodo per trovare ancora buona neve sulle montagne e vulcani meno alti, e poter pure aspirare a sciare l'Ararat.

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Accesso: In aereo via Istanbul direttamente a Van.

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Visto: è sufficiente la carta d'identità.

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Cambio: in aprile 2015 il cambio corrispondeva a circa 2,8
Lire Turche per 1 euro.
 

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Cartografia/GPS: sul web è possibile trovare mappe stradali e cartografiche per GPS.

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Logistica:
Un'agenzia locale può facilitare la logistica per alloggi e spostamenti. Dovendosi muovere con mezzi pubblici prevedete sicuramente qualche giornata in più. Per l'Ararat ad ogni modo occorre appoggiarsi a qualche agenzia per ottenere il visto (militare) ed un accompagnatore fino al campo.
 
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Indumenti: stesso equipaggiamento delle gite invernali sulle Alpi, prevedendo temperature basse; sacco a pelo per il campo all'Ararat, il resto del materiale da campo è provvisto dalle agenzie. 

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Materiale:
ARVA, pala e sonda, ramponi e piccozza; le agenzie consigliano corde ed imbraghi per l'Ararat, ma in condizioni normali non sembrano esserci difficoltà tecniche.

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Clicca per ingrandire6 Aprile - M.Dagyöre (3130 m) e M.Tazarine (3045 m)
Ora che cominciamo a prenderci gusto siamo all'ultima gita ... Cerchiamo sulla mappa e sul GPS secondo il nostro intuito quelli che dovrebbero essere i pendii con la miglior esposizione e alla giusta quota, e troviamo non lontano da Van il M. Dagyöre (3130 m). Arriviamo in furgone al villaggio omonimo, e una folla di donne e ragazzine ci attorniano curiose. La salita è semplice e diretta, e - bella sorpresa - dalla cima un pendio perfetto scende sul lato opposto. Naturalmente lo sciamo con immensa gioia, per poi ripellare e salire alla cima del vicino M. Tazarine (3045m). Da questo poi una strepitosa discesa per un immenso pendio della miglior neve primaverile che possa ricordare! Quando arriviamo al villaggio è un tripudio, un'accoglienza oltre ogni aspettativa ci attende da parte di tutte le donne e ragazzine (gli uomini saranno al lavoro ed i ragazzi a scuola?!). Ci hanno seguito con lo sguardo durante la salita e la discesa, mimano la discesa, vogliono portare i nostri zaini con gli sci, ci scattano foto (loro a noi!) e ci invitano nelle loro case ... insomma spendiamo con loro tre ore, forse le più belle di tutto il viaggio!
 Vorremmo continuare, ma è già finita .... Almeno abbiamo proprio chiuso in bellezza. Un ultimo giro in città, due compere, l'ultimo kebab, e al mattino successivo siamo all'aeroporto, sempre più convinti che queste esperienze non sono mai abbastanza!

Paolo Vitali
 
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Panoramica dalla cima del M.Dagyöre
   
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Cose che non dimenticherò
Il candido profilo poderoso del Monte Süphan che emerge dal blu sgargiante del Lago di Van; il compagno che mi ha atteso nella bufera quando la neve nei miei occhiali azzerava la già scarsa visibilità; la simpatia di tutti i turchi/curdi che abbiamo incontrato nelle città e nei minuscoli villaggi; l'interminabile godimento sui pendii del Süphan, da sopra le nuvole giù verso il gran lago; il sapore del kebab alle melanzane e di quei peperoncini verdi appena appena piccanti; la lunga notte da solo a scalciare la neve che si accumulava contro la tendina piegata dal vento rabbioso dell'Ararat; la tiepida parentesi di primavera profumata di fiori sull'isola di Akdamar; l'irato sguardo della seducente venditrice di camicie che non gradiva le foto; l'immenso scivolo settentrionale del Monte Dagyöre coperto di neve trasformata e appena intenerita in superficie; l'entusiastica ospitalità delle abitanti di Dagyöre, che ci hanno insegnato a stendere l'impasto del pane e dati in braccio i loro bambini e agnellini.  
Ruggero Vaia

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Cose che rimpiango
Non aver visto gli occhi bicolori del gatto di Van, sebbene il nostro accompagnatore turco avesse promesso di mostrarcene uno vero; aver contaminato il monte Artos lanciando nel vento una indegradabile pelle
di foca nuova di zecca; aver avuto una sola occasione per l’Hammam pubblico di Van, perché credo non ci sia nulla di più turco del sorseggiare ancora accaldati un tè in compagnia in tutto relax, malgrado la pelle scorticata dal massaggio un po' troppo ruvido; aver comprato una sola camicia, di fantastica originale fattura curda, sebbene Nadia me l’abbia già imboscata perché giudicata “orribile”; Infine il rimpianto della perduta, ma beata, gioventù, quando le ragazze del paese di Dagyöre, in una specie di assedio delirante invocavano: Mirco!, Mirco!, Mirco! i love you!....
Franco Scotti
 
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Panoramica dalla cima del M.Dagyöre
 

Mappa generale d’inquadramento
Mappa geberale d'inquadramento
  

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