Pizzo
Badile - parete Nord-Est
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LA PARETE
AMICA
Articolo
pubblicato
su VERTICAL n°5 - Aprile/Maggio 2007
Sono nato
e cresciuto a Lecco, ed ho cominciato a scalare a 15 anni con in testa
le imprese del mitico Riccardo Cassin, che prima o poi avrei voluto
sicuramente
ripetere. C’erano le sue vie nelle Grigne, in Dolomiti e naturalmente
sulla
Nord-Est del Badile, molto rinomata e facilmente raggiungibile da
casa.
Dopo
un paio di stagioni di arrampicate e qualche esperienza su vie lunghe,
a 17 anni decisi che era venuto il momento di metterci il naso con il
mio
compagno di cordata di allora, Luigi Fantoni, di qualche mese più
“anziano” di me, neo-patentato e quindi autonomo negli
spostamenti.
Luglio
1982, il giorno prima della finale dei campionati mondiali di calcio.
Partiti
dalla Capanna Sasc Fourà, salimmo la via con l’entusiasmo dei
vent’anni,
scendendo dalla Normale sul versante sud. Il giorno dopo, autostop per
tornare a prendere l’auto in Bregaglia, poi via a rotta di collo per
vedere
l’inizio della finale. La “Stradale” ci ferma sul lungolago di Lecco
per
eccesso di velocità .... ma riusciamo ad arrivare in tempo per il
fischio d’inizio. L’Italia vinse e la Nord-Est era già nei nostri
ricordi..... che gran fine settimana!
Come
quella prima volta, anche tutte le nostre successive visite al Badile
furono
sempre gioiose e, soprattutto, fortunate: mai un temporale, mai un
incidente,
insomma per noi era la parete amica.
Qualche
anno dopo è la volta della via Kosterlitz: per noi era il periodo
delle ripetizioni ai miti del passato, da cui ricavammo magnifiche
esperienze
e grandi soddisfazioni.
Poi
conobbi Sonja e, dopo averla “svezzata” sulle rocce di casa,
cominciammo
la nostra stagione in Val di Mello e Val Masino. In questo ambiente
magico
ci perfezionammo nella tecnica di aderenza, imparando a guardare le
pareti
in un modo nuovo; lo sguardo si soffermava sulle placche apparentemente
lisce, che sembravano impossibili da affrontare perché
improteggibili,
ma l’esperienza maturata ci aveva insegnato che su quelle inclinazioni,
in un modo o nell’altro, quasi sempre si riesce a passare…. E infatti
di
volta in volta nascevano delle belle vie nuove, con uso limitato di
protezioni
a spit, posizionate salendo dal basso e fermandosi a chiodare col
punteruolo
manuale, stando in equilibrio su miseri cristalli sporgenti, vene in
rilievo
e sfuggenti rientranze del granito.
E così
ci ritornò in mente La Parete!
Possibile
che tutta la vastissima sezione a destra della Cassin e della Linea
Bianca
fosse ancora senza vie? Nessuno vi aveva mai pensato? L’idea di
lasciare
una traccia tutta nostra su una parete così famosa ci galvanizzava
ma, da quando cominciammo a progettare nuove salite, ci assalì il
timore che molti altri potessero aver avuto la stessa idea…
Bisognava
andare il prima possibile...
Quando
finalmente ci troviamo alla base dello spigolo Nord, per scendere alla
cengia d’attacco, incontriamo il noto e fortissimo scalatore lecchese
Sergio
Panzeri, e dalla sua sorpresa per il nostro progetto ci accorgiamo che
eravamo ancora in anticipo sui concorrenti immaginari. Meglio così!
Quello
fu il giorno di “Peter Pan”, nella zona più debole sul lato destro
della parete. Le difficoltà che incontrammo furono inferiori a quelle
che ci saremmo aspettati, e così buttammo l’occhio sulle placche
un po’ più lisce e ripide a sinistra.
Così
salimmo Neverland, e poi l’entusiasmante Diritto d’Autore, che fra
tutte
le nostre vie nuove al Badile consideriamo la più bella! Abituati
alle lisce placche della Val di Mello, questo granito ricco di
cristalli
sporgenti era per noi una vera manna .... bastava mantenere il sangue
freddo
resistendo alla tentazione di mettere gli spit troppo vicini, tanto
prima
o poi qualche cristallo, grande o piccolo, ti veniva incontro! Il
risultato
furono lunghe ed emozionanti sequenze in arrampicata libera su una
roccia
fantastica.
Eravamo
giovani e squattrinati, e raramente potevamo permetterci il lusso di
soggiornare
alla Capanna, rinunciando a malincuore alla calorosa accoglienza e al
favoloso
roestli con le uova. Salivamo un poco più su del rifugio con la
nostra tendina, in mezzo ai prati costellati di fiori che parevano
batuffoli
bianchi di cotone.... Sonja, io e Adriano (Franz) Carnati.
Qualche
volta Patrizia, la moglie di Franz, pur non arrampicando ci
faceva
compagnia. Il tutto rendeva i nostri fine settimana
spensierati,
bellissimi, decisamente indimenticabili!
Il giorno
che salimmo Neverland era un sabato, al termine non eravamo
abbastanza
stanchi e avevamo ancora una giornata disponibile, quindi
domenica
salimmo a ripetere la famosa via dei Cecoslovacchi: la “Linea Bianca”.
Nessuno di noi aveva guardato la relazione, sapevamo solo che si
sviluppava
sulla grande placca a destra della Cassin. Trovata la partenza, salimmo
fino alla zona di cenge, dove la via piegava a sinistra (molto
logicamente,
devo ammetterlo) in un diedro-camino. Ma noi, col cervello fisso sulla
placca, proseguimmo tendendo invece lievemente a destra in cerca della
sezione più bella. Quando capimmo l’errore ormai eravamo alla base
di una parete compatta, magnifica... troppo bella per tornare indietro!
La sosta era su due chiodini piantati dal basso verso l’alto, e il tiro
che ne uscì non fu affatto banale, nel più classico stile
“Mellico” senza alcuna protezione, che gradammo settimo inferiore. Era
nata “Moscacieca”.
Nell’88
tornammo nuovamente sulla Parete, puntando al bellissimo scudo compreso
tra la parte alta della Linea Bianca e della Via dei Fiori ;
l’obbiettivo
si rivelò all’altezza delle aspettative!
Sopra
il difficile tetto iniziale, una favolosa sequenza di placche ci
condusse
ancora una volta sullo Spigolo Nord, dove terminano tutte le nostre vie.
Quegli
anni furono per noi una stagione intensa e superba! Avevamo ancora
delle
idee nella zona, anche sulle pareti vicine, ma per vari motivi non ci
fu
poi l’occasione. Come sempre ci accade quando cominciamo a frequentare
una zona e ce ne innamoriamo, dopo il Badile ce ne furono altre, e poi
i viaggi, e ancora oggi pareti vicine e paesi lontani ... A parte
qualche
salita allo spigolo Nord per accompagnare parenti o amici, non
siamo
più tornati a scalare sui cristalli della Parete, ma forse
è meglio così, per mantenere vivo un ricordo che non
potrebbe essere migliore.
Paolo
Vitali &
Sonja Brambati
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