La
Rivista della
Montagna - n° 238 - Luglio 2000
L'ALPINISMO FEMMINILE
Sonja Brambati: La
montagna a tutto campo
L'esperienza coinvolgente di una appassionata
di
ogni attività
alpina
Sonja
Brambati classe 61, comincia ad arrampicare con
gli amici del CAI Como, nell'85 conosce Paolo Vitali, e da allora fanno
cordata fissa in montagna e nella vita. Entrambi sono soci del G.H.M.La
loro attività è improntata alla continua ricerca di nuove
salite sulle montagne di casa così come nei più remoti angoli
della terra. Sulle Alpi le loro salite che più hanno sollevato
interesse
nell'ambiente alpinistico sono quelle sulla big-wall del Qualido, dieci
vie fino a venti lunghezze di corda con elevate difficoltà tecniche
di arrampicata in placca, aperte dal basso con uso limitato di spit.
Prima
di queste le numerose vie nuove in Val di Mello, e nel gruppo
Masino-Bregaglia:
Badile, Cengalo, Allievi, Cavalcorto, Averta, Scione, Torrone,
Ligoncio.Il
loro alpinismo extraeuropeo rispecchia il loro stile alpino con
spedizioni
esplorative ultraleggere in gruppi spesso sconosciuti alla ricerca di
salite
tecniche su roccia: nell’87 lo spigolo nordest del Nevado Ranrapalka,
Perù;
nell’88 la prima salita della Sosbun Spire I (1000 m 6+/A0), 6000m in
Karakorum;
nel ‘90, in viaggio di nozze, salgono la Salathe' a El Cap; nel ’91
scoprono
una zona di torri granitiche nella regione indiana
dell'Himachal-Pradesh,
e tentano la salita della Neverseen Tower; nel ’92 un tentativo al
pilastro
est del Kishtwar Shivling nel
 |
Kashmir
indiano e la prima salita del Bugjan Peak
5400m; nel ’93 tentano la parete sudest del Bublimotin nella valle
Hunza;
nel ’94 un impegnativo trekking nell'isolata Rolwaling Valley Nepal,
con
la salita del Pancherma Peak 6270m e discesa nel Kumbu attraverso il
Trashi
Labtsa; nel ’95 e ‘97 arrampicano nelle falesie Thailandesi; nel ’96
realizzano
la prima salita del pilastro del Nalumasortoq in Groenlandia 700m
6b-A3/A4;
infine nel ’98 la prima salita di tre vie nuove sul granito della Valle
di Ak-Su del Pamir Alai.
La
passione per
i viaggi si alterna però con
uguale passione alla valorizzazione delle pareti di casa, in
particolare
le Prealpi Lecchesi, dove attrezzano una falesia con quasi cento
monotiri,
e diverse vie lunghe sul calcare della Corna di Bobbio, della Corna del
Medale, sulle Grigne, lo Zucco di Teral, il Monte S.Martino ed il
Torrione
di Val Fraina; per finire con delle vie moderne anche nelle Alpi
Retiche
sulle Corne del Palone ed in Val Forcola. |
Quando
mi e' stato chiesto di dire qualcosa circa il mio essere donna e
alpinista
ho avuto qualche perplessità, poiché non sono una professionista,
né tantomeno una fuoriclasse. Molti rimangono sorpresi (o delusi?)
conoscendomi per via della mia figura esile e minuta e di alcune mie
passioni
tipicamente femminili che poco corrispondono con lo
stereotipo rude
e muscoloso che si erano immaginati. Come credo tante altre persone,
amo
la montagna e le attività sportive ad essa collegate: l'arrampicata,
lo sci alpinismo, il trekking. Ho avuto la fortuna di trovare un
compagno
che condivide la mia stessa passione e così e' stato facile e naturale
poter fare tante belle salite, tanti bei viaggi. Agli inizi, quando ho
conosciuto Paolo, per me e' stato abbastanza duro, nel senso che,
nonostante
frequentassi l'ambiente alpinistico, le mie capacità erano abbastanza
limitate e non mi permettevano certo di poterlo seguire ovunque. Non mi
sono comunque demoralizzata e nel giro di qualche stagione,
con tanto
allenamento e caparbietà, sono diventata il suo compagno di cordata
fisso. A riguardo di ciò devo dire che, purtroppo, ho visto tante
ragazze vivere brevi intense passioni, munirsi di tutta l'attrezzatura
necessaria e poi mollare tutto, cambiare completamente interessi e
condizionare
con la propria scelta i rispettivi fidanzati o mariti. Allo stesso
tempo
ho constatato che vi sono donne con grinta, veramente
appassionate
e motivate che frequentano la montagna; oggi non e' più molto
strano trovare coppie che arrampicano in falesia o fanno dell'alpinismo
a livelli medio alti. Ho, inoltre, molta stima per quelle
donne che
riescono, se pur con delle limitazioni, a conciliare il loro
ruolo
di madri con la propria passione e che riescono a ritagliarsi lo spazio
per una gita di sci alpinismo o una bella salita in
montagna.
Tolte
le mie prime vie classiche, ho sempre arrampicato
con mio marito,
non ho mai avuto esperienze di salite impegnative o spedizioni senza
lui.
Questo perché ci e' sempre sembrato naturale, visto che era possibile,
condividere tutte le nostre esperienze e divertirci insieme. Il nostro
modo di andare in montagna può sembrare a tanti un po' strano, ci
divertiamo a ripetere belle vie ma più spesso siamo alla
ricerca
di itinerari nuovi, magari in luoghi abbastanza isolati o poco
conosciuti.
Prima di incontrare me Paolo faticava a trovare chi lo seguisse nella
ricerca
ed apertura di vie nuove e senza falsa modestia credo che mi spetti una
buona parte del merito se la nostra attività ha avuto tanta costanza
nel tempo. Insieme abbiamo aperto parecchie vie, giudicate dai
ripetitori
molto impegnative, ed il mio ruolo e' sempre stato quello di "secondo".
Agli occhi degli altri e talvolta anche miei, questo essere secondo
sembra
non avere valore nel senso che il merito debba sempre essere unicamente
di chi sta davanti. E' difficile per coloro che non svolgono questo
tipo
di attività comprendere il ruolo del compagno che sta
dietro.
A volte ti vorresti giustificare, non vuoi apparire come il "sacco da
recupero"
perché cosi' non e'. Tu solo sai quanta fatica, materiale da
trasportare,
tensione, ore di attesa in sosta, lavoro di disgaggio nonché le
risalite sui jumar magari nel vuoto e pendoli non sempre piacevoli hai
dovuto sopportare. Io ho sempre svolto volentieri questo ruolo , mi
darebbe
parecchio fastidio se ci fosse un'altra persona al posto mio, ma vorrei
che fosse compreso meglio quanto faccio. Sempre
con Paolo ho partecipato inoltre a diverse spedizioni alpinistiche.
Quasi
tutti gli anni, se possibile, cerchiamo di fare un bel viaggio,
abbinando
la voglia di arrampicare con il desiderio di conoscere gente e paesi
diversi.
E così, fedeli alla nostra concezione di andare in montagna, andiamo
alla ricerca di pareti poco conosciute e al di fuori dalle rotte
comuni,
cercando difficoltà tecniche su montagne minori. Ci muoviamo sempre
in pochi amici senza l'appoggio di organizzazioni od agenzie, muniti
del
solo biglietto aereo, in modo ultra-leggero ossia zaini molto pesanti
per
noi. Non so se sono stata particolarmente fortunata, ma devo dire che i
miei compagni di avventura sono sempre stati corretti nei miei
confronti,
non mi hanno mai considerato inferiore a loro; mi hanno sempre trattato
alla pari e coinvolta nelle varie decisioni; hanno forse
avuto un
po' più di attenzione e sensibilità cercando magari di alleviare
il carico del mio zaino, senza comunque darlo a vedere e tantomeno
farlo
pesare. E' molto curioso e allo stesso tempo divertente assistere alla
reazione della gente comune quando sanno che arrampico. In Yosemite, a
Camp IV, novelli sposi e dopo soli due giorni dall'arrivo nel parco,
abbiamo
detto agli altri climber e campeggiatori circa la nostra
intenzione
di salire all'indomani la "Salathè" a El Cap. Non
ci
hanno creduto e la mattina successiva erano lì alla base
della
parete per verificare! Sicuramente ancora oggi si è poco abituati
alla figura della donna alpinista-scalatrice, e ciò perché
storicamente queste sono state e sono tuttora percentualmente molto
meno
degli uomini, ma nonostante delle differenze prestazionali che credo
fisiologiche,
oggi una donna può avere esattamente le stesse possibilità
di esprimersi di un uomo anche in montagna. Negli ultimi anni si è
fatta sempre più bruciante in me la passione per lo scialpinismo,
che pratico assiduamente da novembre ad aprile, abbandonando
completamente
l'arrampicata, cercando con Paolo e pochi altri sempre gite diverse ed
impegnative. Il nostro gruppo è sempre aperto alle nuove adesioni,
ma spesso ci ritroviamo noi pochi assidui, tra i quali sono l'unica
donna.
Forse perché fra noi c'è sempre stato un sano agonismo, ed
il ritmo è sempre molto elevato, il gruppo viene definito ed
ironicamente
si autodefinisce "fobico", e nonostante io non riesca a competere con i
più forti in assoluto del gruppo, do sempre il massimo, e mi
inorgoglisce
quando posso soffiare sulle code a qualche maschietto, per non parlare
di quando riesco a salire sul "podio"........ Sonja
Brambati.
|