Questo
affascinante paese
arriva da una serie infinita di conflitti, l’ultimo con la vicina
Thailandia
terminato solo nel non lontano 1975. Se aggiungiamo la chiusura quasi
totale
imposta fino a pochi anni fa dal nuovo governo della repubblica del
“socialismo
reale” possiamo intuire la fatica del paese ad uscire dallo stato di
isolamento.
Bisogna però dire che l’intraprendente e cortese popolazione laotiana
sta recuperando a grandi passi sullo stile thailandese, valorizzando al
meglio le proprie risorse turistiche. Nessun
problema quindi a muoversi in Laos, ovunque il turista è ben accolto,
le guest-house offrono alloggi dallo standard inaspettatamente elevato,
il cibo è abbastanza vario e buono (anche se per un italiano è
sinceramente sempre molto difficile trovare piatti comparabili alla
nostra
cucina nazionale, sia per qualità che per varietà!), la gente
sempre cordiale e pronta al sorriso! Quasi tutti i giovani laotiani
devono
trascorrere un periodo di tempo, che può variare dal mese a qualche
anno, come monaci nei Wat, e ciò sicuramentte influisce a formare
quel carattere particolarmente amichevole e gioviale che si può
riconoscere in ogni laotiano. L’onestà è sicuramente un’altra
loro virtù, che vi lascierà un piacevole ricordo. Mercanteggiare
i prezzi è una caratteristica ricorrente in tutta l’Asia, ed il
Laos non fa eccezione, i prezzi per i turisti sono pure giustamente
maggiorati,
ma non abbiamo mai vissuto ne sentito parlare di furti o raggiri di
alcun
tipo; abbiamo regolarmente lasciato bagagli ed oggetti incustiditi
senza
problema! Anche la valuta non è un problema, qualsiasi guest-house
o ristorante è sempre ben lieta di ricevere in pagamento i vostri
dollari americani, negli esercizi più modesti potrete invece sempre
usare i Baht thailandesi, ricevendo il resto nei loro svalutatissimi
Kip,
da usare nei mercatini o per pagare i pedaggi turistici, e non più
convertibili in nessuna valuta una volta riattraversato il confine! A
Novembre
2002 un dollaro americano valeva 42 Baht thailanadesi, ed un Baht
valeva
250 Kip laotiani. Il prezzo di una camera per due in una guest-house
variava
dai 4 ai 15 dollari americani a seconda dello standard e del luogo, più
costose Luang Phrabang e Vientiane, meno Vang Vieng; mediamente un
pasto
con birra in un locale per turisti si aggirava sui tre quattro dollari
americani.
Il nostro viaggio in Laos.
Bangkok-Nong
Khai-Vientiane-Vang
Vieng-Luang Phrabang-Pakbeng-Huay Xai
Dieci
ore di treno separano Bangkok da Nong Khai, dove potete ancora
provvedere
a fare il visto se non vi siete premurati a Bangkok, quindi un bus
locale
o un tuk-tuk vi condurrà nel centro della capitale. Per essere una
capitale Vientiane sembra viaggiare in un'altra dimensione, niente a
che
vedere con la caotica Bangkok, dieci quadre formano il cosiddetto
“centro”,
e non vi è rischio di perdersi! Noleggiate una bici al mattino al
prezzo di 1$ ed in poche ore sarete padroni della città. Di contro
non aspettatevi gli sfronzoli architettonici delle nostre città
d’arte! Gli innumerevoli Wat (templi buddhisti) sono sicuramente la
cosa
più interessante da visitare, per il resto un bel tramonto sul Mekong
e qualche mercatino locale sono le principali attrazioni che vi abbiamo
trovato. Per i successivi spostamenti potrete recarvi al terminal dei
bus
o molto più semplicememnte e per pochi Kip in più, qualsiasi
guest-house vi offrirà i passaggi in minibus per turisti fino a
Vang Vieng e Luang Phrabang. E’ anche possibile raggiungere
direttamente
Luang Phrabang da Vientiane con una lunga risalita sul Mekong in 3
giorni
(due notti) di slow-boat, o 10 ore circa di speedy-boat, piccole
imbarcazioni
stile motoscafo da gara dal rumore assordante che ospitano fino a 6
passeggeri
muniti di casco! …. Ma forse chi ha così premura non è il
Laos che deve visitare!
Vang Vieng
Appena nominata
in alcune
guide, questa località merita sicuramente una sosta e permette di
spezzare il viaggio altrimenti lungo fino a Luang Phrabang. Da
Vientiane
a Vang Vieng sono circa 4 ore di minibus, e da Vang Vieng a Luang
Phrabang
altre 6. Tutta
l’attrattiva di Vang Vieng ruota attorno al fiume Nam Song, meta di
escursioni
in canoa che si spingono fino a Vientiane. L’altra caratteristica
dell’area
è quella carsica: numerose sono le grotte visitabili, alcune con
percorsi per raggiungerle che si snodano in villaggi ancora “tribali”,
che meritano senz’altro una visita. L’arrampicata a Vang Vieng si
concentra
per ora in una sola falesia, attrezzata da Sam Lightner e Volker
Schaeffe
per conto dell’agenzia “Wild Side Eco Group” di Vang Vieng nel Febbraio
2002. L’area si trova nei pressi della grotta di Tham Sang, circa 8km a
nord di Vang Vieng ed ospita per ora 14 tiri dal 5c all’8a+. L’accesso
è caratteristico ma abbastanza complesso, quasi un’oretta attraverso
una stretto canyon, una grotta ed un torrente, difficilmente la
troverete
se non accompagnati da qualcuno! Quindi per ora bisogna per forza
appoggiarsi
all’agenzia “Wild Side Eco Group” per arrampicarci, e sembra che loro
siano
gli unici ad avere il permesso per farlo ed accompagnarci scalatori.
Questo
fatto è stato ed è tutt’ora alla base di alcune polemiche
nei riguardi della società, che ha in effetti attualmente il monopolio
sull’arrampicata nell’area di Vang Vieng. Un’altra agenzia aveva
attrezzato
una seconda falesia per la scalata, ma senza il permesso gevernativo,
ed
ora l’area è in disuso e non si può visitare! Tutt’ora in
teoria per scalare in Laos, anche nella falesia di Luang Phrabang, è
necessario un permesso statale molto costoso da ottenere prima della
partenza;
l’agenzia Wild Side ne ha uno permanente che gli conferisce questa
sorta
di monopolio per l’area di Vang Vieng. E’ auspicabile che nel prossimo
futuro i ragazzi della Wild Side sappiano adeguarsi ai tempi,
mantenendo
i loro corsi d’arrampicata per principianti nei pacchetti turistici
insieme
alle discese in canoa e la visita alle grotte, ma non ostacolino
l’arrampicata
indipendente ai climber che vorranno recarsi fin là, esigendo magari
inizialmente un compenso per accompagnarvi nel complesso avvicinamento
quale contributo all’attrezzatura! Al momento del nostro arrivo a Vang
Vieng (6 Novembre 2002) la stagione delle pioggie era da poco
conclusa,
ed i tiri nella falesia non erano ancora stati ripuliti dala
vegetazione
che cresce rigogliosa nella grotta, quindi per noi comunque niente
arrampicata
a Vang Vieng. Ci rifaremo a Luang Phrabang!
Luang Phrabang
Passato Vang
Vieng la strada
recentemente asfaltata si snoda fra pittoresche colline coperte da
rigogliosa
foresta monsonica, ogni tanto ai suoi bordi sorge qualche sparuto
villaggio. Nel
periodo monsonico il tragitto, come d’altra parte su ognuna delle poche
altre strade del Laos, può diventare imprevedibile per via dei continui
smottamenti di terra; tra Novembre e Marzo invece si viaggia
generalmente
bene, e la zona sembra anche essere tranquilla dal punto di vista
politico-sociale,
non si verificano più attacchi ai viaggiatori da parte dei ribelli
ormai da diversi anni. L’operosa ma tranquilla cittadina di Luang
Phrabang
sorge alla confluenza del fiume Nam Khan nel Mekong, ed è una delle
principali mete turistiche del Laos. Oltre ai numerosi Wat, alcuni dei
quali veramente notevoli, le attrattive turistiche classiche di Luang
Phrabang
sono le belle cascate di Tat Kuangbi, circa due ore di battello verso
sud
e la grotta di Pook Ou, due ore di battello verso nord (entrambe
raggiungibili
anche via terra), nonché alcune escursioni e trekking ai villaggi
tribali della giungla, alcuni anche dell’antica etnia Huang. La visita
ad alcuni di questi villaggi è qualcosa da non perdere! Il Laos
è uno dei paesi con il minor numero di strade, la maggior parte
della popolazione vive ancora in questi villaggi principalmente delle
proprie
coltivazioni. Il Mekong in questo caso è la loro principale arteria
di comunicazione. Nel 1999 il governo del Laos (LPDR - Lao People’s
Democratic
Republic) ha attuato una politica di incentivazione del turismo,
aprendo
anche le aree ancora chiuse e permettendo attività fin allora vietate,
fra queste l’arrampicata. In quell’occasione una spedizione mista
internazionale,
sei scalatori da USA Giappone e Venezuela, guidata da Dan Morris ha
approffittato
di uno speciale permesso e si è insediata per quasi un mese al
villaggio
di Pok Ou per attrezzare la falesia posta sulla riva opposta del fiume
Nam Ou. La vasta parete rimane proprio in fronte alla grotta di Pook
Ou,
e prende il nome di Swallow
Rock (La roccia delle rondini). Il piccolo settore
attrezzato
si trova nel centro della parete rossa più bassa posta a sinistra
della parete principale nera, che si eleva per circa 200m direttamente
dal fiume. L’accesso avviene naturalmente via barca, approdando al
limite
sinistro della parete nera presso una spiaggetta fangosa e quindi
risalendo
verso sinistra la breve e non intricata vegetazione alla base della
parete
rossa, denominata Eagle Rock. La spedizione di
Dan
Morris attrezzò 13 tiri in questo settore di cui riportiamo la
relazione,
ed altri sei vie non ben definite con protezioni prevalentemente
naturali
di cui non conosciamo la dislocazione. La roccia è un bel calcare
rosso, ricco di fessurazioni e concrezioni, con la strana tendenza però
a lisciarsi velocemente dopo pochi passaggi. Alcune vie sono veramente
notevoli, ma teniamo a sottolineare che chi vorrà arrampicarci non
dovrà venir sin qui con la sola idea delle vie, pena rimaner deluso
e perdersi il bello del viaggio. Il campeggio alla base della parete è
vietato, il modo migliore per arrampicarci è fare avanti e indietro
da Luang Phrabang con un’imbarcazione noleggiata (con conducente!) per
l’intera giornata, prezzo nel 2002 di 12$. Le ore centrali della
giornata
(12-15) sono molto calde, quindi per arrampicare bisogna approfittare
delle
prime ore del mattino, appena si diradano le nebbie mattutine, oppure
le
ore più miti precedenti il pittoresco tramonto, che avviene circa
alle 17:30, ma in questo caso bisogna prevedere il ritorno a Luang
Phrabang
via terra poiché le imbarcazioni non viaggiono on il buio, oppure
pernottare al villaggio di Pok Ou, dove non esistono ancora
guest-house,
ma si può trovare ospitalità per una notte ai proprietari
degli spartani ristoranti sul fiume. Naturalmente non aspettatevi
stanza
con bagno privato ne tantomeno doccia, ma una frugale ospitalità
per una notte diversa in loro compagnia!
Clicca
questa riga per la relazione dei tiri della falesia Eagle Rock.
I permessi per arrampicare
Nel
2000 e 2001 pochi sono gli scalatori che hanno visitato la falesia di
Pok
Ou, alcuni hanno seguito il rigido iter burocratico di richiedere in
anticipo
il permesso statale per arrampicare agli uffici di Vientiane, pagando
qualcosa
come 250$ per un permesso di quattro/cinque giorni, rischiando poi di
non
vederselo riconosciuto dalle autorità di Luang Phrabang che esigono
altri dollari (caso realmente successo!). Altri, come noi, ci sono
andati
e basta! La nostra impressione è che se si chiede ad un ufficio
statale di un paese agli inizi dello sviluppo turistico di rilasciare
un
permesso per una attività nuova e sconosciuta, naturalmente cercheranno
di ricavare il massimo da voi, rilasciandovi un pezzo di carta senza
alcun
valore. In realtà sul posto non vi è nessun controllo e a
nessuno interessa se un turista visita semplicemente la grotta di Pook
Ou oppure si arrampica sulla roccia rossa di fronte! Sempre turista è,
che porta introito alla loro povera economia ed è sempre ben visto!
Se comunque volete seguire la strada ufficiale burocratica di seguito
trovate
l’indirizzo a cui richiedere il permesso:
INTERLAO TOURISME - (Kamtanh
Keungpanha)
Luang Phrabang
Rd - Po Box
2912 - Vientiane – LAOS
Tel.
856-21-214-832
Fax. 856-21-216-306
Il nostro
viaggio continua
quindi verso nord-ovest, seguendo il corso del Mekong, questo ampio
fiume
che con i suoi 1850 km in territotio laotiano è fonte di vita
e principale mezzo di comunicazione per interi villaggi. Ancora vi è
la possibilità di una veloce risalita (ca 7 ore) del fiume fino
a Huayy Xai con una Speed Boat, oppure
a bordo di una locale slow-boat, che impiega 2 giornate di otto-nove
ore
di navigazione per percorrere lo stesso tragitto, con una sosta per
dormire
a Pak Beng, un villaggio affaciato sul Mekong
che
vive praticamente come punto d’appoggio per questo tragitto, quattro
guest-house
ed altrettanti “ristorantini” sull’unica breve strada del paese. La
prima
guest-house che si incontra dal molo è pulita e l’unica con camere
con bagno, le alre sono più spartane, solitamente piccole stanze
divise da pareti di bamboo con bagno in comune. Ultimo giorno per noi
sul
Mekong, da Pak Beng a Huay Xay, da cui chi volesse continuare per il
Vietnam
lo potrà fare via terra per Luang Nam Tha, Dien Dien Phu e quindi
Hanoi. Noi optiamo invece per il breve traghetto che ci riporta in
Thailandia,
alla cittadina di Chiang Khang, dove qualche
bancarella
più ordinata ed un minimarket ci sembrano un enorme salto verso
la civiltà. Oltre ad un Wat ed alla terrazza della guest-house
sul Mekong, Chiang Khong non offre altre attrattive, quindi il mattino
seguente ci rimettiano in viaggio, destinazione Myanmar. Circa 55 km da
Chiang Khong a Chiang Seen, quindi 8 km a Sob
Ruak, meglio conosciuta come “The Golden Triangle”
(Il triangolo d’oro), paese di confine fra tre stati (Thailandia, Laos
e Myanmar) e simbolo del mercato d’oppio; poi altri 34 km fino a Mae
Sai, per un totale di 97 km percorsi in 5 ore su
minibus
locali che svolgono servizio passeggeri e merci girovagando in tutti
villaggi
laterali alla strada principale sono un ottimo deterrente alla labile
sindrome
occidentale da cronometro residua dopo due giorni di slow-boat sul
Mekong.
Questa zona,
oltre che importante
centro di contrabbando e traffico d’oppio è anche un importante
fulcro del commercio tra i tre paesi e la vicina Cina. Al vasto mercato
di Mae Sai è possibile acquistare a prezzi stracciati (naturalmente
con la solita contrattazione) una vastissima gamma di merci, dai funghi
secchi terapeutici agli Hi-Fi.
Mae Sai è anche
uno
dei pochissimi paesi da cui è possibile per i viaggiatori entrare
in Myanmar via terra, anche se poi gli spostamenti sono limitati da
rigidissime
regole (vedi pagina del Myanmar).
Quali prospettive per
l’arrampicata in Laos?
Francamente
credo pochine, se non almeno a lungo termine! A Vang Vieng abbiamo
notato
altre strutture adatte all’arrampicata, ma non certo neppure
lontanamente
paragonabili a quelle della zona di Phra Nang in Thailandia, e rispetto
a questa manca poi l’elemento fondamentale perche’ un occidentale
decida
di spendervi un periodo di vacanze: il mare! E naturalmente se non
saranno
gli stranieri a chiodare delle nuove falesie non ce lo si può certo
aspettare dai locali, che hanno ben altre mansioni cui pensare, prima
fra
queste il riso quotidiano! Nella zona di Luang Phrabang non ho notato
invece
altre strutture paragonabili a quella dell’ Eagle Rock, che nonostante
abbia ancora molte possibilità da offrire, non giustifica certo
un così lungo viaggio se finalizzato unicamente all’arrampicata.
In definitiva, a breve scadenza è possibile che altri settori verranno
attrezzati a Vang Vieng e che la Eagle Rock di Luang Phrabang venga
ampliata,
ma oltre a qualche rarissimo scalatore thailandese credo che questi
luoghi
rimarranno a lungo uno spot per scalatori amanti del viaggio, che
vorranno
scarrozzarsi una corda 12 rinvii imbragatura e scarpette per il sud-est
asiatico, magari usandoli come spunti e punti riferimento per
inventarsi
un bel giro, abbinato magari alle fantastiche falesie di Phra Nang in
Thailandia.
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