Paolo Vitali & Sonja Brambati
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ALP
GRANDI MONTAGNE #21
Aprile/Maggio 2004
VAL MASINO

Intervista a pag.78, di Luca Maspes
VITALI & KOLLER
Due protagonisti dell'alpinismo duro del Masino
L'alpinismo di ricerca praticato dal lecchese Paolo Vitali e le "campagne" anni '80 dei cecoslovacchi, Igor Koller in testa, a cui hanno fatto seguito le grandi libere degli anni '90. I due forti scalatori si raccontano.

PAOLO VITALI
E' considerato uno dei piu' prolifici apritori di vie nelle Alpi centrali, con preferenza per la locale grigna, la Val di Mello e l'alto Masino Bregaglia. Insieme alla moglie Sonja Brambati e al forte amico Adriano Carnati, ha battuto a tappeto ogni centimetro di granito introducendo tra i primi in Valle l'uso sistematico dello spit e il concettodi "via moderna". Oggi le sue vie non si contano piu'.

Paolo tu che hai vissuto gli anni del cambiamento di mentalità nell'approccio all'arrampicata in quota che cosa ritieni sia effettivamente cambiato?
Ho cominciato a scalare nel '79. Non dico che la mentalità di allora fosse quella della "conquista" ma le influenze della "lotta con l'Alpe" erano ancora forti. Le prime vie che ho aperto rispettavano quel modo di scalare, e dunque lo stile delle vie che ripetevamo, ma vedevano gia' l'uso, molto parsimonioso, dello spit: era tassativo ricorrervi solo quando non era proprio possibile farne a meno, ad esempio per le soste in piena placca senza fessure. Altrimenti si percorrevvano lunghissimi tratti sprotetti, che oggi farebbero rabbrividire qualsiasi ripetitore. Attualmente, quando apro una via cerco di lasciarla come vorrei trovare quelle che vado a ripetere, cioe' pulita, su roccia buona e con un livello di protezione che garantisca il massimo di obbligato ma senza pericoli di voli "mortali" o quasi! Quando e' possibile l'uso di protezioni naturali credo sia giusto evitare le protezioni fisse, anche se e' sempre meno possibile su placche sempre piu' compatte o strapiombi sempre piu' marcati!
Ecco cio' che è fondamentalmete cambiato: quello che la gente preferisce ripetere!

Quanti spazi hai trovato sul granito del Masino per il tuo alpinismo di ricerca?
Il gruppo del Masino mi ha offerto infinite possibilita' tutte da scoprire, e credo che ancora ve ne siano moltissime, specie nei luoghi piu' lontani dai rifugi, dove pero' in genere occorrono diverse ore di avvicinamento.

Che cosa pensi della richiodatura delle vie classiche fatta nella vicina Grigna? Lo ritieni possibile anche nel Masino?
In Grigna e Medale si è assistito per anni ad una concentrazione dell'affluenza degli scalatori su un numero di itinerari piuttosto ridotto rispetto alle possibilità che la zona offre; gli interventi effettuati nell'ambito del progetto della Comunità Montana del Lario Orientale hanno quindi ridato vita a un buon numero di salite fino a ieri pressocchè abbandonate. Il progetto comunque ha operato in maniera molto selettiva, salvaguardando il più possibile il carattere originale delle vie e tralasciando di intervenire su itinerari dal particolare valore storico.
Sulle vie oggetto di intervento sono state sostituite le soste con inox resinati, mentre l'attrezzatura lungo i tiri è consistita nella sostituzione di un certo numero di chiodi (i più vecchi ed inaffidabili) con nuovi resinati.
Si temeva una banalizzazione delle vie che non c'è stata, perchè gli interventi non hanno facilitato tecnicamente le salite, che richiedono sempre di muoversi con un buon corredo di protezioni "veloci" per integrare gli ancoraggi presenti.
Il risultato e' stato di avere creato stimoli per tornare a frequentare le guglie della Grigna e la parete del Medale, e penso che gli effetti di questa operazione saranno sempre più evidenti nelle prossime stagioni. Già lo si nota in Medale, dove molte cordate sono tornate a ripercorrere i suoi interessantissimi itinerari. 
Non so se questa esperienza possa essere riportata pari pari nel gruppo del Masino, che ha caratteristiche assai diverse da quello delle Grigne, sia per il tipo di roccia, sia per l'ambiente decisamente più alpino che pone tutt'altre problematiche. 
Credo comunque che una rivisitazione degli itinerari non possa che giovare ma, come e' avvenuto per le Grigne, solo dopo un'attenta analisi e selezione delle vie e dei criteri di intervento, sempre nell'ottica di salvaguardare al massimo le caratteristiche e la storia di ogni via.