ALP n°90
- Ottobre 1992 - pag.38-41 Compagni di Cordata, intervista di Lorenzo
Meciani.
PAOLO E SONJA VITALI
COMPAGNI DI CORDATA
Da quel ramo del Lago di Como, la coppia Vitali ha
intrapreso un viaggio
attraverso le piuì belle pareti del mondo. Disdegnando i luoghi
troppo conoscuiti, gli sposini lecchesi interpretano la montagna come
un
terreno esplorativo, come un
vincolo che li unisce.
Quando
si sono conosciuti andavano in montagna tutti e due m, mentre Paolo
aveva
gia' una grossa esperienza maturata sia sulle Alpi che in Patagonia,
Sonja
faceva ascensioni di media difficolta' con gli amici del CAI di Como.
"Scoprire
che condividevamo la stessa passione ci ha portato naturalmente a
cercare
di parificare le nostre capacita' e con grande tenacia Sonja e' stata
capace
di attrazione verso un livello tale da permetterci di andare in giro
sempre
insieme". Lei aggiunge maliziosamente:"Nei primi tempi in cui stavamo
insieme
a volte Paolo non mi portava in montagna con lui: io allora andavo ad
arrampicare
con altri amici e quando la sera lui tornava......io ero ancora in
giro!"
La loro attivita' alpinistica, sicuramente di prim'ordine, e' sostenuta
da una robusta spina dorsale costituita da un'inesauribile voglia di
scoperta,
di nuovo, di raggiungere luoghi mai visitati da altri che loro chiamano
alpinismo esplorativo e che piu' semplicemente puo' essere definito
autentica
voglia di avventura.
Un
alpinismo "apportato", alpinismo di ricerca li ha portati in luoghi
poco
conosciuti, quasi ignorati dagli altri arrampicatori. Da aprile a
novembre
ogni fine settimana e' dedicato alla scoperta e alla apertura di nuovi
itinerari sul granito della Val Masino, mentre le ferie estive vengono
trascorse alla ricerca di angoli del mondo sconosciuti e ricchi di
possibilita'
alpinistiche. "Ho cominciato ad aprire vie in modo sistematico solo
quando
ho conosciuto Sonja", ci racconta Paolo, prima faticavo a trovare dei
compagni
che volevano rischiare di trascorrereun week-end con la prospettiva di
arrampicare magari solo tre o quattro tiri di corda su una qualche
parete
sconosciuta; con Sonja invece ci siamo trovati subito in sintonia anche
su questo; solo sui traversi molto duri e sulle vie lunghe ha qualche
problema.....(ma
chi non ne ha?)".
"Pero' Paolo" scherza lei "devi riconoscere che di solito le morose
seguino i fidanzati solo fino al matrimonio e
quindi
mollano, io invece.....". Lui alto e barbuti, lei esile e minuta. Lui
risponde dilungandosi, lei lo ascolta in silenzio e
interviene
piu' raramente, per puntualizzare la sua opinione. Li abbiamo
intervistati
nella loro casa di Ballabio, ed e' stata una
gradevole serata in cui si sono toccati diversi argomenti.
LECCO
"Lecco puo' dare grosse probabilita' ad un giovane che inizia, e' una
citta' con una grossa tradizione alpinistica. Metti il mio
caso, a 19 anni ho avuto la possibilita' di stare tre mesi in Patagonia
e di salire il Cerro Murallon! A quell'eta' come fai da
solo a pensare di poter fare una spedizione di questo tipo? Tutto
questo
mi ha aiutato moltissimo ad entrare in questo ordine
di idee, ho potuto vivere di persona una grande avventura di alpinismo
eslporativo di alto livello, e la seconda spedizione in
Patagonia l'ho organizzata interamente da solo, tre anni
dopo".
PATAGONIA
"Ho una voglia bestia di tornare, in zone pero' poco frequentate, come
al Cerro Murallon, che mi e' piaciuto moltissimo.Quando ci sono stato
non
conoscevo ancora Sonja, ma a furia di raccontargliela le ho fatto
venire
voglia di andarci e prima o poi sicuramente ci andremo, ma non certo
nella
zona del Torre, che come estetica e' la montagna piu' bella del mondo,
ma e' troppo frequentata, c'e' un casino di gente! Inoltre e' un luogo
che ho gia' visto, noi possiamo fare le ferie una volta l'anno e ci
piace
vedere posti nuovi. Lo stesso discorso vale per la Neverseen Tower, in
India: siamo dovuti scendere quando mancavano solo dieci tiri alla
cima,
ma non ci torniamo di certo: rifare la marcia di avvicinamento, gli
stessi
posti, con tutti gli altri luoghi che ci sono da vedere! Ci stupiamo di
come le spedizioni, in particolare quelle italiane, vadano piu' o meno
sempre negli stessi posti, magari con sponsorizzazioni per ripetere vie
aperte 30 anni fa'"
VIAGGIO
DI NOZZE
"Naturalmente lo abbiamo fatto arrampicando. Abbiamo scelto qualcosa
di relativamente tranquillo, siamo andati negli States e tra le altre
abbiamo
salito la Salathe' al Capitan e Snake Dike all' Half Dome".
SPONSORIZZAZIONI
"Ci legherebbero troppo, se pensiamo che nel 1991 siamo partiti per
l'Himalaya indiano senza neanche sapere esattamente in che valle
saremmo
andati, con il rischio di tornare in Italia avendo fatto solo un
trekking
e di non aver neanche toccato la roccia! Il
discorso soldi non e' pero' indifferente; anche tralasciando
le spedizioni,
aprire vie nuove costa parecchio: siamo arrivati a piantare fino a 400
spit all'anno!"
FOLLA
"Preferiamo luoghi poco frequentati, non andiamo a Finale nel clou
della stagione, anche perche' non sempre l'ambiente ci piace; anche in
montagna non siamo disposti a fare code per fare un'ascensione
classica,
piuttosti ne scegliamo una piu' brutta ma senza nessuno".
SCELTE
Sonja: "Anche a me piace vedere sempre luoghi nuovi ma la scelta dei
posti la fa Paolo, e' lui che si sbatte, fa briga e forca, scrive
lettere,
guarda le cartine (divertendosi un mondo) e alla fine decide dove
andare."
BADILE PARETE NORD-EST
"La nostra via Diritto d'Autore e' lunga 700 metri e ha 7 spit, l'anno
scorso due svizzeri hanno aperto Another day in Paradise, che passa a
pochi
metri, usandome 120. La rivista inglese Mountain ne ha fatto un caso
emblematico,
utilizzandolo per sostenere la sua linea anti-spit ad oltranza. Ci
sembra
esagerato il numero degli spit usato, viste le difficolta' (6/6+), ma
non
disapproviamo, ognuno fa le sue scelte, anzi anche il nostro stile si
sta
evolvendo in questa direzione: la via che stiamo aprendo sul Qualido,
assieme
a Franz, e' protetta ottimamente', anche se i passi duri restano
obbligati
e le difficolta' sono nettamente maggiori e piu' sostenute".
STILE
"Col tempo gli spit aumentano. Nelle prime vie che abbiamo aperto erano
il meno possibile, mentre adesso ci rendiamo conto che quando vogliamo
ripetere un itinerario lo scegliamo entro certi canoni di sicurezza,
per
cui, soprattutto nelle vie di fondovalle, cerchiamo di aprirle un po'
piu'
sicure, lasciando sempre i passaggi in libera obbligati e un po' di
brivido
tra uno
spit e l'altro, senza pero' raggiungere oiu' i 25/30 metri sprotetti,
come ci capitava i primi anni!"
ALTA MONTAGNA
"In montagna il discorso stile cambia, la parete nord della Sfinge
non e' la Val di Mello, anche perche'e' molto lungo andare
fin lassu'.
Se devi finire la via in un week-end non stai certo a perder tempo
meyttendo
spit che non siano strettamente indispensabili".
TRAPANO
"Non lo usiamo, un tempo perche' era al di fuori della nostra etica,
adesso semplicemente perche' non lo abbiamo. La roccia la buchi
comunque,
a mano o con il trapano, solo che a mano ti stanchi molto di piu' e sei
lento; con il trapano dovrebbe essere possibile aprire passaggi in
libera
piu' difficili, perche' dopo il passo duro e' sufficiente trovare un
punto
dove mollare la mano, mentre con il punteruolo a mano bisogna riuscire
a staccarme due per un quarto d'ora".
STAGIONI
"D'inverno facciamo sempre scialpinismo, non arrampichiamo praticamente
mai, un tempo facevamo qualche cascata. La nostra attivita' e' molto
stagionale,
infatti in primavera si torna in falesia e appena si scoglie laneve
siamo
in Val di Mello e Val Masi no, ad aprire vie"
PROSPETTIVE
"La Val di Mello ormai e' un ' po' satura, mentre in alta Val Masino
e in Val Bregaglia ci sono ancora un casino di possibilita'. L'idea di
partire per una via nuova ci gasa, a breve termine non riusciamo a
pensare
di rinunciarci. Fra qualche anno chi lo sa, potremmo continuare cosi' o
dedicarci ad altro, come al parapendio, che ci ha sempre atrtirato
molto.
Se comperiamo il parapendio, ne compriamo due, questo e'
certo!".
POLEMICA PRIVATA
Sonja:"
Pero' ogni tanto qualche via classica in piu' la farei, aprire vie
nuove
e' bello ma in alta montagna fa freddo aspettare ore in sosta mentre tu
metti gli spit!".
POLEMICA PUBBLICA
" Ci sono pochissimi alpinisti italiani che girano il mondo e manca
totalmente una mentalita' esplorativa: nessuno parte se non con in
bocca
il nome di una montagna famosa! Ci sembra che gli inglesi siano molto
piu'
aperti, chissa', forse per motivi storici, probabilmente anche le
riviste
specializzate hanno una certa responsabilita': quelle inglesi
descrivono
spesso posti mai sentiti e ti invogliano ad andare, ed inotre i
paragrafi
di cronaca etra europea sono molto piu' completi e dettagliati che
da
noi. Quando siamo
tornati dal Karakorum diverse persone che hanno visto le foto si sono
entusiasmate,
hanno chiesto informazioni ma poi alla fine nessuno si e' schiodato da
qui'. Quando siamo partiti per il Myiar (India) avevamo come base solo
un paio di foto viste in un articolo, tanto che gli alpinisti della
nostra
zona ci consideravano senza velleita', non eravamo assolutamente
apprezzati.
Queste cose ci sono entrate da un orecchio e sono uscite dall'altro,
siamo
partiti ugualmente, pagandoci tutto per conto nostro, con la voglia di
cercare posti nuovi e montagne nuove, con il rischio di non trovare
niente".
PAKISTAN
"Sassi, sassi, sassi, e' un deserto di montagna, non c'e' un filo
d'erba
neanche a pagarlo. Pero' non abbiamo avuto problemi con i portatori,
forse
perche' eravamo pochissimi e mangiavamo verdura e ciapati
assieme
a loro e portavamo il loro stesso peso, se non si piu'. Essere cosi'
pochi
aiuta molto ad avvicinarsi alle popolazioni locali e, tra l'altro,
inquina
meno!"
Lorenzo Meciani
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